Gli capitava
di passare ore prima di riuscire a spiccare il volo, perché le sue teste non
riuscivano a mettersi d’accordo su dove andare. Era uno zuccone e nessuna delle
sue teste voleva cedere, così era più il tempo che pensava a cosa fare che
quello che passava a fare cose.
Abitava in
due nidi diversi per accontentare tutte e due le teste, uno era nella scogliera
e l’altro tra le cime innevate. Insomma il povero Artamihr non era quello che
si dice un drago sereno.
Un giorno se
ne stava immobile con una testa ad osservare il tramonto e l’altra a guardare
dall’altra parte, dove la luna già faceva innamorare, quando un suono lo catturò.
Era un suono
nuovo, che mai aveva udito, era dolce come una carezza e penetrante come un
pugno, era forte ma docile. Le sue teste si girarono all’unisono verso quel
suono che con la sua duplicità le incantava entrambe. Una testa ne coglieva la
gaiezza, l’altra la tristezza e Artamihr si ritrovò per la prima volta con le
sue teste catturate dalla stessa cosa.
Quel suono
intanto si ripeteva, modulando impercettibilmente e ipnotizzandolo lentamente.
Cominciò a
muoversi piano, con calma si alzò dal suo nido e senza accorgersi spiccò il
volo guidato da quell’irresistibile suono e seguendone le vibrazioni atterrò
sulla spiaggia, dove ad attenderlo v’era Lancillotto che suonava il suo
fagotto.
La melodia
continuava ad incantare Artamihr. Immobile lasciava che quella musica lo
avvolgesse e si ritrovò presto dentro ad una sfera vibrante.
Fu allora che
Lancillotto riuscì ad armonizzare le due teste del drago, che al risveglio da
quell’incantesimo si ritrovarono d’accordo nel riconoscerlo come unico padrone.
Passarono
comunque mesi prima che Lancillotto, a furia di suonare melodie con il suo
fagotto, riuscisse a convincere il drago a portarlo a spasso fra le nuvole.
Divennero
infine inseparabili amici.
Un giorno
Artamihr chiese di poter provare a suonare il fagotto che tanto lo faceva
impazzire.
“Il problema
è il fiato” spiegò Lancillotto al suo nuovo allievo “devi imparare a soffiare
senza sputare fuoco”
“Bel
problema” rispose il drago
“Ma vediamo
cosa si può fare” disse speranzoso Lancillotto.
Tre giorni
dopo consegnò ad Artamihr il metodo sul quale avrebbe cercato di insegnargli a
suonare il fagotto dal titolo: FIATO PESANTE, rutti e gargarismi per draghi
aspiranti fagottisti. Metodo che il drago lesse e bruciò in un fiato.
Era l’ultimo
giorno dell’anno quando Artamihr volò sulla superficie del mare e spalancata la
bocca bevve litri e litri d’acqua, al punto da non riuscire quasi più a
mantenersi in volo.
“Ho le
caldaie piene d’acqua, presto!” gridò a Lancillotto appena lo ebbe raggiunto.
Lancillotto
allora gli porse il fagotto ed Artamihr emise il suo primo suono.
Fu una specie
di rutto da temporale, lungo e profondo che sollevò le onde e abbatté uno
stormo di cormorani. Il silenzio che seguì puzzava di bruciato, le ance del
fagotto avevano iniziato a carbonizzarsi.
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