Quando
Evaristo vide il piano di lavoro per la nuova stagione, l’occhio gli cadde
subito su un programma di Stravinsky : “Le Sacre du Printemps”.
Il
cuore cominciò a battergli forte perché lui era il primo fagotto.
Per
chi non lo sapesse “La Sagra della Primavera” inizia con un arduo a-solo del
primo fagotto nell’ottava sopracuta.
I
fagottisti studiano questo passo sin dal conservatorio perché viene richiesto in tutti i concorsi per
accedere al primo posto nelle orchestre sinfoniche.
Un
passo che a casa viene perfetto, ma il difficile è farlo davanti ai colleghi ,
nel silenzio di una sala da concerto.
La
prima cosa che fece appena rientrato a casa fu riprovare il solo in questione.
Perfetto!
Si
calmò, “ce la faccio” si disse, ma si addormentò a fatica e fece sogni agitati.
Da
quel giorno “La Sagra della Primavera” si era fissata nei suoi pensieri e
sbatteva qua e là nella sua testa ad
ogni passo.
Iniziò
la costruzione delle ance destinate a quel “solo” molto acuto, aveva sentito
delle Sorelle della congregazione del “Sacro Legno dell’ancia” e fece qualche
bollettino di donazione per non tralasciare nessuna strada per la buona
riuscita del maledetto passo, aveva portato il fagotto a revisionare, aveva
acceso un cero alla Madonna e uno a San Gennaro.
Gli
altri fagottisti dell’orchestra guardavano il povero Evaristo con un misto di
compassione e soddisfazione.
“Com’è
bello fare il secondo fagotto! per
fortuna non ho vinto io il posto da primo! ho fatto bene a non arrivare
primo” si consolavano.
Nessuna
ancia nuova, nessun versamento alle Sorelle della congregazione e nessun cero.
La
settimana del concerto era arrivata, Evaristo si sentiva già esausto prima
ancora d’iniziare le prove.
Appena
salito sul podio il direttore lo guardò.
Gli
altri fagottisti, nella “ Sagra” sono cinque in tutto compreso il
controfagotto, lo guardavano come si guarda un condannato a morte. Più ci si
allontanava dalla sedia del primo fagotto più l’aria era leggera, come di vacanza.
Il
direttore lo scrutò per cercare di capire se aveva le palle e con un semplice
gesto gli aprì la porta verso il baratro.
Evaristo,
con il cuore che si chiedeva cosa cazzo stava succedendo, partì con l’assolo e
per quella volta non cadde.
All’ultima
prova Evaristo traballò ma riuscì ad arrivare dall’altre parte del solo.
Finita
la prova i colleghi fagottisti si complimentarono con lui e lo incoraggiarono
“Bene.
Magari un ritocchino all’ancia ti aiuterebbe” disse uno e se ne andò sorridendo
“E’
sempre difficile quel solo” disse un altro
“Ci
vuole sangue freddo per il nostro lavoro” un pacca sulla spalla e “cosa fai
domani pomeriggio?”
“Credo
studierò un po’, mi riposerò, cercherò di star tranquillo” rispose Evaristo
“Peccato
noi ci troviamo per una grigliata. Sarà per un'altra volta”
L’unico
che tacque fu il contro-fagottista, era un ragazzo giovane ingaggiato per
l’occasione, salutò tutti con un cordiale sorriso e se ne andò.
La
sera del concerto Evaristo non era riuscito a mangiare nulla e arrivò in teatro
molto presto.
I
suoi colleghi invece arrivarono all’ultimo momento, tutti allegri con ancora le
costine della grigliata da digerire e tra una battuta e l’altra dissero ad
Evaristo “Sai che c’è la diretta televisiva?”
“La
diretta televisiva?”
“Si
in euro visione, entrerai nelle case di un sacco di gente col tuo solo!”
Per
Evaristo fu come se gli mettessero sulle spalle un macigno.
Cominciò
ad impallidire e la gola iniziò a seccargli.
Salirono
sul palco, la sala era piena e una telecamera puntata su di lui.
Il
direttore salì sul podio fra gli applausi e quando questi cessarono un silenzio
d’abisso s’impossessò della sala.
Il
cuore di Evaristo batteva forte, ed ebbe paura che si sentisse in tutto il teatro.
Il
direttore lo guardò e con un semplice gesto gli aprì la porta verso il baratro.
Evaristo
si affacciò e …
“No,
non ce la faccio” sussurrò e scosse la testa al direttore
“Come
no?” rispose questi con gli occhi
“No” ribadì scuotendo la testa Evaristo
“No
“ riaffermò definitivamente.
Il
direttore fissò lo sguardo nel vuoto qualche secondo , guardò il secondo
fagotto e con un gesto del mento lo invitò a buttarsi.
“Io!”
rispose questo con occhi increduli indicandosi con un dito, mentre le costine gli
s’impiantavano nello stomaco, e indicando l’ancia fece capire che non era
quella giusta per il solo.
Il
direttore allora posò il suo sguardo sul terzo fagotto e con occhi imploranti
alzò le sopracciglia e accennando di si col capo lo invitò ad accettare la
sfida.
Con
la mano appoggiata al ginocchio il terzo fagotto fece no con il dito, sottolineandolo con un
leggero movimento della testa ”Non se ne parla nemmeno”.
Il
tempo passava ed il silenzio in sala cominciava ad essere insopportabile.
Il direttore allora
guardò il quarto fagotto che addirittura sorrise, come dire “Ma scherziamo! a
parte che il mio contratto non lo prevede e nemmeno la mia ancia, ma comunque
sia non mi butterò mai a fare una figura di merda”.
Il
silenzio si stava solidificando e il direttore posò uno sguardo rassegnato sul
ragazzo del controfagotto.
Si
da il caso che il controfagotto aveva i controcoglioni e senza pensarci due
volte iniziò l’assolo de “La Sagra della Primavera” tre ottave sotto
l’originale … ma almeno ruppe il silenzio.
“Che
Sagra è questa qua?” commentò un’ ascoltatore “quella del maiale?”
No,
era “Le Sacre du Printemps” di Stravinsky,
che ancora una volta era iniziata, che ancora una volta aveva creato
miti e leggende.
P.S. ogni riferimento a persone o luoghi è puramente casuale
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