La gioia di
volare lo ricompensava di tutti gli sforzi fatti per addomesticare quel drago a
suon di fagotto. Aveva imparato da Mago Merlino a suonare il fagotto e dopo
anni e anni di studio, di ricerca, di sacrifici era riuscito ad addomesticare
Artamihr, il drago a due teste.
Era dai tempi
del povero Fantagotto, il fantasma nel fagotto, che si sapeva che i draghi non
rimanevano insensibili al suono dolce del fagotto, ma solo Mago Merlino ,
grazie ai suoi studi, era riuscito ad addomesticarli.
Ed ora ecco Lancillotto, suo unico allievo, arrivare
planando davanti a un tramonto infuocato e con tre colpi d’ala atterrare alle porte del
castello, mentre dalla finestra Re Artù osservava invidioso.
Al termine
della convocazione con i Cavalieri della Tavola Rotonda, il re chiamò a se
Lancillotto.
“Come fai?”
chiese senza preamboli “Come diavolo hai fatto ad addomesticare un drago?”
“Con il
Fagotto” rispose sorridendo Lancillotto
“Che razza di
marchingenio è mai questo fagotto?”
“E’ uno
strumento musicale”
“Io suono la
viella, può andar bene anche quella?”
“Con la
viella s’incanta la damigella” recitò Lancillotto
Re Artù vi
rimase un poco male nel venir considerato una specie di menestrello e prima di
congedare il suo cavaliere gli ordinò d’insegnargli a suonare il fagotto.
Le lezioni
ebbero inizio il giorno dopo e Lancillotto iniziò spiegando al re i segreti
della respirazione e come trasformare l’aria in suono.
Gli
insegnamenti continuarono giorno dopo giorno, re Artù imparò a modificare le
canne di bambù del fosso del suo castello in ance: piccoli aggeggi capaci di
far vibrare l’aria come il gracidare delle rane, che il fagotto poi cambia in
suono.
Imparò a
ritoccare quel suono, dapprima attraverso antiche posizioni delle dita tramandate da decenni, per poi passare a fasi ben più difficili, come quella di
tentare di far entrare in quei suoni le vibrazioni del suo cuore.
Lancillotto
usò due metodi trovati nel laboratorio di Mago Merlino, il primo s’intitolava:
FACILOTTO
metodo facile per fagotto, subito seguito dal secondo metodo:
CAGOTTO la
difficoltà di suonare il fagotto.
Passarono i
mesi e nonostante Artù si applicasse con grande determinazione i risultati
tardavano a farsi sentire.
C’era
qualcosa che il re non riusciva a capire, o meglio, a fare.
“Vi sono cose” spiegava Lancillotto” che non vanno
comprese con la testa, ma con il cuore”
E qui il re
ci sbatteva la testa perché, per quanto si sforzasse, quella cosa del cuore
non riusciva proprio a farla passare se non con la testa, dove s’impigliava
nella sua corona di re.
“Dovresti
rinunciare alla corona” insegnò il maestro Lancillotto.
Fu così che
re Artù smise di suonare il fagotto dopo tanto sacrificio e dedizione,
accontentandosi di suonare la viella ma con la corona in testa, mentre fuori
dalla finestra osservava Lancillotto sfrecciare nel cielo sul suo drago; come
un Re.
Ma la notte
arrivava e il re appoggiava la testa sul cuscino aspettando il suo sogno:
suonare il fagotto
e volare a cavallo di un drago come un cavaliere.
Ancia di re Artù |
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