Caro
figlio, ti scrivo mentre tutti dormono e sognano una vita migliore.
Sperando
di trovare un senso al loro essere qui, in una buca di melmosa, al freddo,
affamati e angosciati.
Ma
un senso non lo troveranno mai, perché un senso non c’è.
Tutti
sanno che la guerra è disgustosa, ma da sempre c’è chi la dichiara e chi la
combatte.
Sono
partito perché costretto e ho visto cose che non fanno bene ad un uomo.
La
natura dell’uomo è quella di vivere a contatto con la creazione e goderne la
bellezza, ma qui di bellezza non se ne vede, o meglio; il tramonto è sempre li,
ogni sera, a stupire colui che lo coglie mentre i fuochi dell’artiglieria
colorano di sangue la fine della giornata; ogni mattina il sole offre il suo
magnifico spettacolo a chi gli volge lo sguardo, ma qui siamo troppo occupati ad
alzare il fucile e a puntare i cannoni
che i giorni ci passano sulla testa senza che ce ne accorgiamo. Che spreco! che
vita al contrario!
Ma
tuo padre, figlio mio, non ci sta.
Quando
sono partito, costretto da una legge iniqua, mi sono portato nel sacco, come
ben sai, il mio fagotto, smontato e avvolto nelle magliette. Nessuno se ne è
accorto e ben presto ho cominciato a montare il fagotto al posto del fucile e a
correre sui campi di battaglia puntando contro il nemico uno strumento
musicale. No ho ucciso nessuno e nessuno mi ha mai colpito, Pensa, a volte sono
addirittura riuscito a suonare sul campo di battaglia, accompagnato dagli spari
e dalle cannonate.
Ora
vengo al punto di questa mia lettera. Qualche giorno fa mi sono trovato faccia
a faccia con un soldato nemico che, vedendomi brandire il fagotto, deve averlo scambiato per chissà
quale arma micidiale. La paura non deve averlo lasciato ragionare ed è fuggito.
Nello scappare è finito dentro ad una buca, dove un sasso lo aspettava
dall’inizio dei tempi e lui ci è andato a sbattere la testa ed è morto come può
morire un qualsiasi uomo che vive nei campi. In confronto ad una pallottola nel
cuore, una morte naturale direi.
Ma
il caso ha voluto che quell’uomo fosse un pezzo importante nella scacchiera
della guerra ed io mi sono guadagnato una medaglia al valor militare. Io, che
vado in guerra con un fagotto! La bella notizia è che grazie alla mia eroica
impresa tornerò a casa presto! Caro figliolo non vedo l’ora di riabbracciarti.
Torneremo a suonare insieme alla sera, mentre il sole tramonta e gli uccelli
cantano, mentre la mamma prepara la minestra e sorride vedendo che tutto scorre
secondo natura.
Ti abbraccio forte
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