Fagotto Pinocchio
C’era una volta un albero.
Era nato nella foresta, proprio nel prato dove si riuniscono
le streghe per il sabba del plenilunio e lì aveva messo radici.
Da piccolo giocava a braccio di ferro col vento.
Da adulto preferiva dare ascolto agli usignoli che,
a spasso nel cielo, trovavano in lui una pausa, un punto di ristoro, un attimo
per raccontarsi tutte le cose che durante il volo non riuscivano a dirsi: cose
da far tremar le foglie.
Gli piaceva sentirli cantare le meraviglie che
vedevano dalle nuvole, dei giri del vento e delle scorciatoie degli angeli.
Era riparo per tutti gli uccelli che tra i
crocicchi dei suoi rami avevano costruito la loro casa.
La mattina
alle cinque era come essere alla piazza del mercato, tutti che cantavano di gioia davanti
alla vita che s’illuminava.
Da vecchio governò la sua irruenza col tronco fortemente
ancorato alle radici. Non ballava solo perché si era deciso diversamente, ma se
solo avesse avuto l’opportunità di esibirsi in un passo di danza, avrebbe fatto
rimanere a bocca aperta anche le farfalle.
Aveva cento rami, mille e mille foglie da crescere,
lasciar morire e veder rinascere.
Aveva mille storie per tutte le direzioni del
vento, mille strade per tutte le formiche in vacanza sui suoi rami, mille decorazioni
create dagli aghi di bruco e dai ragni ricamatori.
Sulla pelle della corteccia aveva mille rughe,
solcate da file di formiche e punteggiate da api indaffarate. Sul tronco portava
il segno di qualche tatuaggio con cuore e frecce, nomi di amori trascorsi al
fresco delle sue fronde.
Poi un giorno tutto ciò venne abbattuto a colpi di
scure.
Una parte di tronco finì fra le mani di un certo mastro
Ciliegia, che dopo aver capito di trovarsi davanti ad un legno assolutamente
non comune si spaventerà e lo regalerà a mastro Geppetto pensando di fargli un
dispetto.
Mastro Geppetto invece ne farà un burattino che
chiamerà Pinocchio e che guarda un po’ parlerà.
La Fata Turchina faceva un sacco di magie e fra queste
vi era anche quella di suonare il fagotto. Quando incontrerà Pinocchio, gli
regalerà un fagotto costruito con il legno dello stesso albero con cui mastro
Geppetto aveva costruito il suo burattino. Gli insegnerà a suonarlo con molta passione
e tanta pazienza. (Così tanta che l’avrebbe sicuramente finita se non fosse
stata una fata).
Note corte per nasi lunghi, metodo per fagottisti con la testa di legno.
Non potete immaginare la gioia di Pinocchio quando
finalmente strimpellò la sua prima melodia! Tutta la vita del vecchio albero risuonò
in quella musica. Nel cuore di Pinocchio, quei suoni rimbombarono come tuoni.
Pinocchio vivrà così tante emozioni attraverso il
suo fagotto che riuscirà a trasformarsi in un bambino in carne ed ossa.
Un sentito ringraziamento alla fata Turchina e al
tocco magico dell’umile Geppetto.
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