Era
un orco, aveva uno sguardo annebbiato e un castello tra le nuvole.
Le
cornacchie volavano nel suo cielo come punti irrequieti che non trovano la fine
e quando rideva, facendo un fracasso da smottamento, volteggiavano impazzite
come punti esclamativi.
Il
suo castello era grande, molto grande, essendo lui grande e grosso come una
torre.
Nella
cuccia teneva un porco e nelle torri del mastio cento pipistrelli a testa in
giù.
Il
suo sguardo lo conservava nella ghiacciaia e il suo cuore freddo scolpito nella
roccia.
“Caro
Mangialocchi che piacere vederti, come stai?” si salutava guardandosi allo
specchio.
Lo
specchio ad ogni riflesso dell’orco allungava una piccola crepa ed ormai era
ridotto in mille incrinature. Un giorno l’orco Mangialocchi lo trovò completamente
frantumato.
”E’
crepato” disse con un ghigno e si mangiò i vetri.
Il
suo stomaco specchiandosi rimase di stucco scoprendosi di ferro.
Quel
giorno non digerì e per distrarsi si appese alle travi del mastio a testa in
giù per vedere i pipistrelli in faccia. Ma i pipistrelli spaventati volarono
via lasciandolo solo a contemplare il mondo alla rovescia. Fu allora che si
confuse, perché dopo un po’ non riuscì più a capire qual ’era il verso giusto
per stare al mondo.
Un
boato fece sbattere le porte del castello, l’orco aveva ruttato e cadendo dalla
trave capì d’aver digerito.
Mise
il guinzaglio al porco e s’incamminò lungo il sentiero che conduce al paese dei
Mamalocchi.
I
Mamalocchi sono il cibo preferito dell’orco Mangialocchi e sono anche dei gran
fifoni e appena sentirono dell’orco l’odore si rifugiarono tutti fra le mura di una cantina segreta.
“Ed
ora basta!” cominciarono a lamentarsi
“Basta!”
“Basta!”
“Siamo
stufi di scappare, di finire come gnocchi nella pancia dell’orco!”
“Si
siamo stufi” rispondevano in coro i Mamalocchi facendosi coraggio.
Il
più saggio di tutti propose di trovare una soluzione al problema.
“E’
vero, troviamo una soluzione!”
“Ma
certo!” acconsentì il sindaco felice
Il
silenzio cadde dal cielo e i Mamalocchi, come gocce di brina, se ne stavano ad
aspettare il sole di una soluzione che le sciogliesse.
Finalmente
qualcuno propose di attaccare all’orco una campanella, così che ogni volta che
si avvicinava loro potevano sentirlo e non essere colti di sorpresa.
“Bella
idea!”
“Fantastica
idea!” e felici sciolsero la riunione.
L’orco
e il suo porco intanto, non trovando nessuno da mangiare erano tornati fra le
nuvole a chiedersi se tutto ciò che vedevano non era per caso al rovescio.
“Maledetti
pipistrelli!” sbuffava l’orco mentre pisciava contro vento.
Passò
una settimana. L’orco rimise il guinzaglio al porco e s’incamminò, scrutato
dalle cornacchie che gracchiavano spaesate in un cielo sempre più grigio.
Quando
arrivò nei pressi del paese dei Mamalocchi si fermò meravigliato nel vederli
tranquilli e sereni, come se lui non esistesse.
“Vedrai
che non sono più così saporiti” disse al porco e col dubbio, che in quei giorni
gli aveva bagnato tutti i vestiti, s’incamminò verso il paese.
Poveri
Mamalocchi!
Tutti
erano d’accordo che il campanello era una fantastica idea, ma nessuno aveva
avuto il coraggio di metterla in atto e tutti credevano che qualcuno lo avesse
fatto.
All’orco
non rimase che mangiarseli tutti con una facilità che lo preoccupò:
“Non
è che per caso erano avariati?”
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