Misteri, Cavoli e Folletti
Era una bella cicogna bianca, dalle forme eleganti ed il piumaggio morbido e abbondante.
Abitava in
cima al campanile di una piccola chiesa in un paesino di campagna dove i
bambini giocano fino a sera nei campi e sugli alberi.
Un giorno,
mentre stava volando maestosamente in cerca di qualche insetto, vide che i
soliti cinque bambini che giocavano nei prati la stavano indicando discutendo
animatamente.
“Ecco la
cicogna!”gridò Ugo con la faccia sporca di terra
“Chissà se è lei che ci ha portato qui dai
nostri genitori?”
“Perché?” chiese ignaro Carletto
“Come, non
sai che i bambini li porta la cicogna?” spiegò con aria sapiente Oronzo .
“Ma non
nascono sotto i cavoli?” replicò un poco confuso Martino con i pantaloncini
corti e le ginocchia spelate.
“Solo gli
imbranati”
“A chi
imbranato? Ritira quello che hai detto!”e giù per terra ad azzuffarsi finché Ernesto
non li divise spiegando come stavano effettivamente le cose
“E’ così che
funziona: i bambini nascono sotto i
cavoli e la cicogna li va a prendere e li porta ai genitori”
“E i genitori
li sceglie lei?”
“No, sono i
genitori che chiedono di avere un figlio “
“E come
fanno?”
“La moglie
deve mangiare tanto, tanto finché la pancia gli si gonfia come se avesse ingoiato
un pallone.”
“A ecco dov’è
finito il mio pallone? l’ho cercato per un giorno interno!” disse soddisfatto
Robertino
“A questo
punto la cicogna capisce che deve portare un bambino” concluse Ernesto senza
prestare attenzione a Robertino
“Ma
perché non glielo dice direttamente?”
“Senti
caro, le regole non le mica fatte io!”
“Si,
ma come decide se portare un maschio o una femmina?”
Ernesto,
che teneva la lezione, ci pensò un attimo e poi alzò le spalle dicendo
“Questi
sono i misteri della vita” e in quel preciso momento pensò che avrebbe potuto
benissimo sostituire il maestro di scuola se ce ne fosse stato bisogno.
“E
alle cicogne chi porta i bambini?”
“Loro
fanno le uova!”
“Comodo!
ma devono aspettare la Pasqua?”
“Ma
cosa dici! le tue galline fanno le uova solo a Pasqua?”
“No,
ma che c’entra mica sono cicogne”
Ma
nessuno ormai dava più retta a Robertino perché avevano iniziato a giocare a
prendersi.
“Giochiamo
alla guerra” propose Oronzo
“Ma
siamo dispari e vince sempre chi è di più”
“Sapete
che facciamo?” sorrise Ugo fiero della sua idea
“Chiediamo
alla cicogna di portarci un bambino, così saremo finalmente in sei e non
dovremo più litigare per divider le squadre”
“Ma se non
c’è nemmeno una bambina a chi faremo mangiare il pallone?”
“Beffiamo”
disse Ernesto
“Io non ho
sete, non voglio befe” rispose Oronzo
“Oronzo sei
proprio uno stronzo, beffiamo vuol dire che facciamo credere una cosa che in
realtà non c’è. L’idea è questa: uno di noi si travestirà da donna”
“Io no, poi a
me non piacciono i palloni” chiarì subito Robertino
“Ma smettila!
che mangi di tutto anche le caccole del naso” gli rispose Ugo
“e con un
pallone sotto la maglietta passeggerà per la campagna con un altro di noi che
farà il marito”
“Io no” si
fece avanti Carletto “ Sono troppo piccolo per iniziare a lavorare”
“Carletto è
per finta!”
Grattandosi
il naso Carletto rispose “si ma poi chissà? magari funziona e poi mi tocca
lavorare”.
Il sole era sceso
sino al tetto della cascina e iniziava a colorare il cielo per l’ultimo
spettacolo di quel giorno d’estate. Per i bambini era arrivata l’ora di tornare
a casa a lavarsi le ginocchia sporche di terra mentre la cicogna, dal
campanile, osservava il tramonto in silenzio, serena come una nuvola bianca.
Il giorno
dopo i bambini si ritrovarono al prato pronti per la commedia.
Martino con
le foglie di pannocchia in testa e un pallone sotto la maglietta e Oronzo con
la pipa del nonno in bocca e un mazzo d’erba secca tenuto stretto tra il naso
il labbro.
“Ma che
faccia hai?” gli chiese Carletto appena vide Oronzo
“Non può
parlare se no gli cadono i baffi e la pipa”
“Speriamo che
la cicogna non si metta a puntualizzare perché uno così nemmeno la strega dei
calli lo sposerebbe”
“Dovete darvi
la mano”
“Ma sei
matto?” rispose Martino
“Mica vi ho
detto di baciarvi!” e così, mano nella mano i due sposini iniziarono il loro
viaggio di nozze nel prato sotto il campanile, mentre gli altri appostati
dietro i cespugli osservavano ogni movimento della cicogna.
Avanti e
indietro per il prato, avanti e indietro...
“Ma dai!” osservò
Carletto da dietro il cespuglio “sembra che hanno perso qualcosa!”
“La cicogna
non ci crederà mai e se ci crede chissà che razza di bambino ci porta: coi
capelli di pannocchia e una faccia da mal di pancia”
“Da stronzo,
come quella di Oronzo” e giù a ridere
La cicogna si
alzò in volo e se ne andò.
“Avete
rovinato tutto” sbottò Oronzo perdendo i baffi d’erba che ormai gli parevano di
ferro da tanta fatica aveva fatto nel tenerli al loro posto.
“Ma siete
scemi!” continuò Martino partorendo il pallone senza dolore
e gli altri a
ridere e poi un calcio alla palla e via! a giocare!
Il giorno
dopo Ugo ebbe un’altra idea “Se la cicogna non ci porta un bambino andiamo noi
a prenderlo”
“Ma dove?”
“Sotto i
cavoli no! è li che li va a prendere la cicogna vero Ernesto?”
”Certo, ma di
notte”
L’appuntamento
era a notte fonda sotto il fienile.
Arrivarono
con le lanterne e le candele...
”Ma cosa
pensi di fare con quel fiammifero!”
“non ho
trovato niente altro a casa che facesse luce” spiegò Oronzo.
“Va bene
ragazzi” disse Carletto “ possiamo lasciare qui le nostre lanterne, tanto c’è
il fiammifero di Oronzo”
“Io sarò uno
stronzo ma tu sei una merda intera”
“Ma
scherzavo!”
“Piantatela e
silenzio. Andiamo”
E la piccola
processione s’incamminò, sotto un cielo stellato con le lanterne fra le mani,
verso l’orto del signor Rossi.
“Ma cavolo!”
disse Robertino quando furono nell’orto “ Voi sapete come sono i cavoli?”
“Quelli con
sotto i bambini” rispose deciso Ugo... e allora giù ad abbassar le lanterne, a
cercar bambini, a cercar cavoli, a capire una volta per tutte come funziona questa
storia dei bambini.
“Trovato!”
gridò piano Ernesto
“Adesso puoi
accendere il fiammifero Oronzo” disse Carletto
“Venite! in
fretta!” continuava a gridare piano Ernesto e in ginocchio, con le lanterne in
mano, osservarono imbambolati il bambino sotto il cavolo.
“Ma è
vecchio!” osservò Martino
“Certo che
sono vecchio” rispose il bambino sotto il cavolo
“Ho
centotrent’anni”
“Poverino,
nessuno è ancora venuto a prenderti?”
“Ma quale
poverino io sono un folletto. E ricco per giunta!”
“Noi stiamo
cercando un neonato”
“Qui di
neonati non ce ne sono” rispose il folletto
“Ma non
nascono sotto i cavoli?” chiese deluso Ugo
“Certo che
no!”
“E la
cicogna? dove va a prenderli allora?” volle sapere Robertino
“Chiedetelo a
lei”
“E già, che
stupidi” sospirò Carletto.
Ripresero le
lanterne se ne tornarono a casa sotto lo sguardo di mille stelle e di cento
lucciole che volavano sopra l’orto, come stelle.
Il mattino
dopo la prima cosa che fecero fu quella di andare sotto il campanile per
parlare con la cicogna.
“Cicogna!
Cico!” chiamò Martino
“Cico!? ma chi
è? tua sorella!” disse Carletto “Cico la chiama! questa ci cica addosso!”
“Cicogna!”
iniziarono a chiamare tutti insieme e finalmente la cicogna si posò ai loro
piedi
“Sei tu che
porti i bambini?” chiese senza preamboli Ernesto
“Si perché
noi ne vorremmo uno” s’intromise Robertino “sai è per giocare, siamo dispari”
“Certo sono
io che porto i bambini, ma solo nelle favole” e senza aspettare altro volò via
“E adesso
siamo punto e a capo” concluse Ernesto e in silenzio s’incamminarono verso la
loro capanna.
Erano da poco
entrati quando Oronzo parlò
“Ma ieri
notte eravamo davanti a un folletto?” e tutti annuirono in silenzio
“E oggi
abbiamo appena parlato con una cicogna?”
“Si perché tu
dov’eri? a cercare il fiammifero?” rispose Carletto
“Scusa
Carletto, fammi finire. Se tutto ciò che abbiamo visto è vero allora questa è
una favola e se è una favola allora la cicogna ce lo può portare un bambino”.
Quando
uscirono dalla capanna ad aspettarli vi era un nuovo compagno di giochi che
accolsero con gioia e che chiamarono Cico.
E via! tutti a
giocare nel prato, felici di vivere una vita favolosa!
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