Il Circo Koloss
Aveva
lunghi baffi neri con le punte rivolte
in su, una pelle di ghepardo da canottiera, muscoli come tronchi e uno sguardo
da temporale.
Si
esibiva al circo Koloss e il suo numero era il più atteso e apprezzato di tutto
lo spettacolo.
“Ed
ora ecco a voi signore e signori, bambine e bambini, direttamente dalla
Malesia, il più grande domatore di tutti i tempi: Augusto e le sue tigri!”
“Le
mie tigri – diceva – sono animali intelligenti, anche più di qualcuno qui che
cammina a due zampe fuori dalle gabbie”.
Il
domatore Augusto aveva un figlio, Alfonso, di sette anni.
Alfonso
amava le tigri e in modo particolare Timox, un tigrotto con il quale passava
gran parte del suo tempo a giocare.
Giocavano
a prendersi, a nascondino, a rotolarsi nei
prati, facevano lunghe camminate sulle verdi colline e spesso si
addormentavano, stremati dal tanto giocare, uno vicino all’altro, proprio come
due fratelli
.
.
La
seguirono e si ritrovarono davanti ad un musicista. Suonava uno strano
strumento che Alfonso e Timox non avevano mai visto.
Era
un lungo tubo di legno collegato alla bocca del suonatore da un fine cannello
ricurvo e il suono che usciva da quel misterioso strumento era assolutamente
incantevole. Rapiti dal suono Alfonso e Timox rimasero immobili ad ascoltare.
“Che
strumento è?” chiese Alfonso emozionato appena la musica finì.
“Un
fagotto” rispose il musicista.
Tornando
al circo Alfonso aveva un solo pensiero in testa: suonare il fagotto.
La
mattina seguente infatti, con il suo amico tigrotto, corse dove il giorno prima
aveva incontrato il fagottista, per chiedergli di insegnargli suonare.
Ma
non trovò nessuno.
Aspettò
tutto il giorno e solo quando il sole iniziò a tramontare si decise a tornare a casa.
Il
giorno dopo appena sveglio andò a chiamare Timox e via di corsa ad incontrare
il fagottista! ma giunti nel prato videro che anche il fagottista non c’era.
Aspettarono per tutto il giorno e quando il sole iniziò a tramontare tornarono
delusi verso casa.
Il
giorno dopo la stessa cosa ma ancora senza risultato, tanti bambini a questo
punto si sarebbero arresi ma Alfonso no, lui era deciso, voleva suonare il
fagotto e nulla l’avrebbe fermato.
Per
una settimana si recò nel prato,aspettava tutto il giorno e solo quando il sole
spariva dietro la collina si alzava per ritornare a casa.
Al
settimo giorno, quando ormai stava per perdere ogni speranza, ecco arrivare il
fagottista.
“Voglio
imparare a suonare il fagotto!” gridò Alfonso felice correndogli incontro.
“Devi
avere pazienza, devi aspettare” disse il fagottista
“Non
c’è problema è una settimana che aspetto! quando possiamo iniziare?”
“Caro
bambino forse non hai capito, sei troppo piccolo. Il fagotto è più alto di te!
Mi dispiace molto ma devi aspettare ancora qualche anno”
“Qualche
anno!” rispose Alfonso “ma io non posso aspettare così a lungo!” e se ne andò
con le lacrime agli occhi, seguito dal suo amico Timox con la coda tra le
gambe.
Non
era un bambino capriccioso, ma l’idea di dover aspettare tutto quel tempo gli
sembrava insopportabile… e ingiusto… e triste, maledettamente triste.
I Trapezisti
Si
chiamavano “Fratelli Isoscele” i trapezisti del circo Koloss.
Erano
quattro fratelli nati sugli alberi e senza una minimo di paura. Si lanciavano a
capofitto nel vuoto e un attimo prima di schiantarsi al suolo compariva dal
cielo un fratello, che li salvava dalla morte.
“Noi
con la morte ci giochiamo, è per questo che non moriamo mai, è nostra amica” dicevano
sorridendo.
Nel
momento più pericoloso del loro spettacolo, il doppio salto mortale,
sottolineavano la tensione con quello che Timox il tigrotto scambiava per un
temporale: un rullo di tamburo.
Appena
Timox lo sentiva andava a nascondersi di corsa sotto la prima cosa che gli
offriva un rifugio e chiudeva gli occhi dalla paura.
Gli
piaceva pensare che il forte applauso che lo liberava dalla paura, fosse per
lui, per aver superato quella prova. Ma sapeva che in realtà quell’applauso era
per i fratelli Isoscele, che ancora una volta avevano vinto la partita con la
morte.
Ebbene,
un giorno il sospirato applauso non arrivò. Un grido di terrore lo sostituì.
Quando
Timox riuscì ad aprire gli occhi, vide Iso, il più piccolo dei fratelli, steso
al suolo, immobile. Qualcosa quella volta era andato storto. Mentre il piccolo
trapezista veniva soccorso, qualcuno dal pubblicò gridò: “ Portatelo dalla
Maga”.
Abitava
infatti nel bosco di Sik, ai cui margini il circo aveva piantato il tendone,
una maga dai super-poteri.
Si
addentrarono nel bosco guidati da un indigeno e sparirono fra gli alberi.
Ritornarono
il giorno dopo alle prime luci dell’alba e con Iso sorridente e arzillo come se
nulla fosse successo, pronto a lanciarsi un’altra volta nel vuoto .
Quel
miracoloso evento sconvolse tutto il circo e i fratelli Isoscele, che dal quel
giorno decisero di aggiungere un nuovo numero al loro spettacolo, un numero
pericolosissimo che chiamarono “Il triplo salto mortale del mistero” in onore
della maga.
La Maga
Erano
ormai da parecchi giorni accampati al confine del bosco di Sik, ed era ora di
cambiare piazza.
Ad
Alfonso non era ancora ritornato il sorriso perché nel cuore aveva ancora il
desiderio di suonare il fagotto.
Pioveva
e faceva freddo e Augusto il domatore cambiò la sua canottiera di ghepardo con
un maglione di pelo di orso.
Arrivava
l'inverno e con sé portava un lungo difficile periodo per il piccolo circo Koloss, anche Girolamo
il clown non riusciva più a far ridere nessuno in quel periodo e il finto naso
rosso non lo metteva più, perché il suo era già rosso a sufficienza.
Si
iniziarono a smontare le tende e Timox il tigrotto se ne stava in disparte a
pensare.
Pensava
e ripensava e alla fine si fece coraggio e partì. Senza voltarsi indietro prese
il sentiero che portava nel cuore del bosco e lasciò il circo senza che nessuno
se ne accorgesse. Era dal giorno della caduta di Iso che ci pensava ed ora
finalmente aveva deciso: voleva andare dalla Maga.
Camminava
da più di un'ora quando il buio lo sorprese. Cominciò ad avere paura e si
fermò. Prese in considerazione l'idea di tornare indietro, ma il suo cuore di
tigre gli fece coraggio e proseguì. Come un cieco avanzava a tentoni nel buio
del bosco.
Inciampava
continuamente nei sassi, nelle radici che affioravano dal terreno, dei rami
secchi che pendevano dagli alberi gli grattavano la schiena , ma per il
tigrotto erano mani di strega che lo trattenevano dalla coda.
Stava
perdendo ormai tutte le speranze quando intravide una luce, era una fioca
lucina che arrivava da una capanna.
Timox
la raggiunse … bussò alla porta … e la porta si aprì.
Vi
era un grande camino con un nero pentolone, nel buio vide due occhi gialli di
un gatto nero … due occhi gialli di un corvo nero ed un ramarro che andò a
nascondersi nel carbone.
Poi
una voce: “ Lo so”
“Io
sono Timox” si presentò il tigrotto
“Lo
so” rispose la voce
“Arrivo
dal circo”
“Lo
so”
“Sono
venuto per..”
“Lo
so” lo interruppe la misteriosa voce
“Ho
visto piangere il mio amico Alfonso e …”
“Lo
so”
“Lui
vuole tanto suonare il fagotto …”
“Lo
so” continuava a interrompere la voce
“Ma
il fagotto è troppo grande per lui” spiegò Timox
“Lo
so” ripeteva la voce
“Mi
chiedevo se lei …”
“Dipende
da te. Tigrotto fa rima con fagotto”
“Ebbene?”
non capiva Timox
“Per
Alfonso ci vorrebbe un fagotto piccolo.
Piccolo
come la tua coda”
“Come la mia coda?” non capiva Timox
“Sei
disposto a rinunciare alla tua coda per il tuo amico?”
La
sorpresa
Quando
Alfonso si alzò, la carovana del circo era in cammino sotto una pioggia grigia
e impietosa. Il piccolo domatore aveva sognato di suonare un piccolo fagotto e
andò di corsa nella gabbia delle tigri per raccontarlo al suo amico Timox, ma
Timox non c'era. Non ci pensò un secondo e saltato giù dal carro si mise a
correre disperatamente alla ricerca del suo amico tigrotto.
Arrivò
al vecchi accampamento ai confini del bosco bagnato come un pulcino. Non vi era
nessuno, c'era solo il grande cerchio chiaro lasciato dal circo sul prato.
Un'
improvviso sconforto assalì Alfonso, si sedette sull'erba bagnata...e fu allora
che lo vide; sotto un grande masso, al riparo dalla pioggia, c'era Timox
tremante e impaurito.
L'amico
allora gli corse incontro gridando:”Timox, Timox!”
“Ho
avuto paura”disse serio il tigrotto appena fu raggiunto.
“Non
temere, ci sono io ora”
“Ho
una cosa per te” sorrise allora Timox e si spostò mostrando ad Alfonso...
“Un
fagotto!! un piccolo fagotto!! - esclamò incredulo Alfonso – ma!.. ha il colore
della tua pelliccia...è lungo come la tua coda!.. Timox dov'è la tua coda?!”
“Non
preoccuparti - lo rassicurò il tigrotto – la Maga mi ha detto che mi
ricrescerà”
e
si abbracciarono così forte che un raggio di sole sbucò tra le nuvole per
osservare sorridendo la fine di questa storia.
Augusto
li ritrovò così; abbracciati e illuminati da un raggio di sole.
Finale
L'anno
successivo, quando il circo tornò ai confini del bosco di Sik, la fila alla
biglietteria era così lunga che non se ne vedeva la fine
Tutti
avevano sentito parlare del concerto di Alfonso con il suo fagotto tigrotto e
nessuno aveva intenzione di perderselo, si raccontava infatti che ad ascoltarlo
si rimaneva felici per più di un mese.
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