L’Orco Gigione non ha fretta, cammina adagio, ragiona
lentamente e parla a rallentatore.
La sua voce bassa arriva dalla caverna del suo stomaco e
il suo alito è umido e pesante; almeno 30 chili.
Trenta chili di alito pesante non è uno scherzo ma un
macigno che ti stende.
L’Orco Gigione è sordo, ma non completamente. Riesce a
sentire i tuoni, le frane, i colpi di cannone e quando ci sono i terremoti.
Dove abita?
Ovunque, ma non lo vede nessuno.
E’ troppo lento perché la gente si accorga di lui. Certo,
se fa un sospiro i suoi trenta chili di aria putrida posso provocare
svenimenti, ma la gente pensa che sia dovuto ad un calo di pressione.
L’Orco Gigione si aggira fra la gente indaffarata, si
siede ad osservare tutte quelle formiche che corrono, lavorano e non stanno mai
ferme. Dopo una mezz’oretta si chiede
“Perche?” ma prima di trovare una risposta è già notte e si addormenta.
Un giorno un bambino vide l’Orco Gigione e si spaventò.
Non aveva mai visto un orco e non sapeva che l’Orco
Gigione è il più buono tra tutti gli orchi.
Cominciò a piangere e la mamma non capiva cosa avesse,
cercava di calmarlo, ma il bambino piangeva sempre più forte e non riusciva a
togliere gli occhi dall’orco che lo fissava, stupito da tutte quelle smorfie.
Mentre il bimbo piangeva disperato e la mamma lo accarezzava
per consolarlo, in fondo alla via comparve Tino.
Annusò l’aria, alzò lentamente lo sguardo e vide l’Orco
Gigione.
Prese il suo fagottino e suonò forte un LA. Lo tenne
lungo e pian piano ne diminuì l’intensità sino ad arrivare ad un pianissimo
lontano. L’Orco e la paura del bambino si allontanarono con quel LA.
Arrivarono così lontano che non si videro mai più.Tino sorrise al bambino che aveva smesso di piangere e
rimesso il fagottino in spalla e l’ancia in bocca proseguì per la sua strada
verso nuove avventure.
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