ogni
riferimento a persone o fatti è puramente casuale, così com’è
casuale la scelta della squadra
Erano
quattro amici, quattro perdigiorno, quattro calciatori in cerca di
sassi da prendere a pedate.
Finita la scuola si
ritrovavano in piazza della chiesa, fra il bar e l’oratorio, e come
cani randagi iniziavano a vagare per le vie del paese senza una meta.
Ogni pretesto era buono per tirare due parolacce e prendevano al volo
ogni mosca di idea malsana che gli girava per la testa.
Formavano una banda,
piccola ma tosta pensavano loro.
Si erano dati il
nome de “I ratti miagolanti” perché erano come topi che
strisciano contro i muri e come gatti che miagolano affamati.
Loro avevano fame di
calcio.
Non del calcio che
si trova nel latte, ma di quello che si trova allo stadio.
Quando don Mario gli
chiese perché non andavano a messa, risposero che loro credevano nel
Milan e il loro dio era al campo sportivo a palleggiare con Ronaldo.
Parlavano di pallone
praticamente tutto il giorno, come se fosse l’unica cosa davvero
importante su cui discutere. Ma il rigore della loro vita dovevano
ancora tirarlo e anche se non lo sapevano, avevano una paura folle di
non essere capaci di fare goal.
Forse credevano che,
a furia di parlare di calcio, al momento buono sarebbe arrivato un
Cutrone o un Borini a tirare il loro rigore.
Traversone,
Autogoal, Anticipo e Catenaccio erano i loro soprannomi.
Una banda di
sbandati, quattro puntini scuri tra gli striscioni di “Forza Milan”
del Meazza.
Un giorno, mentre si
scaldavano ricordando il fallo di Chiellini ai danni di Abate e
sgranavano un rosario di bestemmie all’arbitro, passò davanti a
loro una ragazzina sorridente con una borsa nera in mano.
Se ne andava per la
sua strada con l’aria di chi si va a divertire e non vede l’ora
di arrivare.
“I ratti
miagolanti” smisero per un attimo di maledire l’arbitro e
guardarono la ragazza come da dietro le transenne della curva nord.
Ma la rimessa in gioco fu immediata e ripresero la loro vita di corsa
dietro a un pallone che non era nemmeno il loro.
“Andiamo a
struscio in corso” propose Anticipo
“Ma cosa ci
andiamo a fare?” chiese Catenaccio
“Ci facciamo un
panino da McDonald’s “ propose Traversone
“E’ chiuso oggi”
“Mannaggia”
esclamò Traversone che non ci beccava mai
“Stiamo in
centrocampo” disse Autogoal “ prima o poi qualcuno passa”
E si sedettero sul
muretto come dei giocatori di riserva che aspettano di entrare in
campo.
Erano li che
fischiavano falli di fuori gioco aspettando il derby di domenica,
quando videro nuovamente la ragazzina con la borsa nera e un sorriso
contento. Ci rimasero un po’ male perché assieme a lei vi era un
ragazzino, anche lui con una borsa nera.
Saltarono giù dal
muretto e scesero in campo.
Cominciarono a
seguirli come dietro a un pallone finché non li videro entrare in un
portone.
Si avvicinarono alla
casa e su una targa di fianco al portone lessero “Corpo bandistico
G. Puccini”
“Fanno parte anche
loro di una banda” disse Anticipo
“Ma Puccini in che
squadra gioca?” chiese Catenaccio
“Nel Faenza”
rispose Travesone
“Ma Luca Puccini”
chiarì Autogoal “ questo è G. Puccini”
“Gianluca” fece
sfoggio di cultura Anticipo
Erano li che
cercavano di capire in che squadra giocasse questo G. Puccini, quando
sentirono dei suoni arrivare dalla finestra. Era una musica allegra.
“Sembra il coro da
stadio “tornerete, tornerete, tornerete in serie B” disse
Traversone
Poi a uno strumento
se ne aggiunse un altro e la musica divenne ancora più interessante
“Va beh” disse
con uno strano imbarazzo Catenaccio “ andiamo va, che mi è venuta
fame”
“Ma Mc è chiuso”
ricordò Autogoal
“Vorrà dire che
aspetteremo”
“Ma apre domani”
“Aspetteremo
domani” concluse Catenaccio e se ne andarono dando calci ai sassi,
mentre dalla finestra usciva una musica maledettamente interessante.
“Abbiamo fatto una
gran partita ieri” esordì Autogoal appena la banda si fu riunita
in piazza
“Si, ma se quel
cornuto di un arbitro ci avesse dato il rigore avremmo vinto” e
avanti a parlare, parlare del mondo, del mondo del calcio,
scordandosi che a giocare non erano loro. Dire “abbiamo fatto” a
lungo andare può confondere ed infatti la banda de “I ratti
miagolanti” era confusa. Parlando così tanto e a lungo di calcio
si erano ammalati. Gli era venuto il tifo e un sintomo del tifo è
proprio la confusione.
Si erano
immedesimati così tanto con la loro squadra che gli avevano dato un
posto nel cuore, lasciando fuori un sacco di gente, tanto per
cominciare tutti quelli che non erano del Milan.
Quando incontravano
qualcuno la prima cosa che gli chiedevano era “ A che squadra
tieni?”
Se era del Milan
tutto ok, se era della Juve veniva subito messo oltre la linea di
confine pronto per essere attaccato, se era di un’altra squadra
tutto dipendeva a che punto era nella classifica rispetto alla loro
squadra del cuore, se non teneva a nessuna squadra e non seguiva il
calcio era considerato praticamente un poveraccio, una persona con la
quale era meglio non aver tanto a che fare, uno con pochi argomenti
interessanti di cui parlare. Una specie di marziano che non ha capito
cosa si perde a lasciar perdere il calcio.
“I ratti
miagolanti” loro si che erano dalla parte giusta e che solo
qualcuno provasse a dire il contrario!
"Non siamo mica scemi noi!" e sputavano a terra affetti da eccessiva salivazione.
"Non siamo mica scemi noi!" e sputavano a terra affetti da eccessiva salivazione.
“Oggi non ho
neppure voglia di camminare” disse Anticipo tirando fuori dalla
tasca il cellulare con la custodia Rossonera ed iniziò a fissarne lo
schermo come se guardasse al centro della vita stessa.
Catenaccio vide passare la ragazzina con la borsa nera ed esclamò
“Guarda chi si vede!” ma Anticipo non alzò nemmeno lo sguardo
dal cellulare come se non vi fosse nulla di più importante di ciò
che stava vedendo
“Che guardi?”
chiese Autogoal
“Un video
pazzesco! A più di un milione di visualizzazioni!”
“Fa vedere!”
chiese interessato Autogoal
“Che figata!”
commentò
Non poteva essere
diversamente, se lo hanno visualizzato più di un milione di persone
vuol dire che è stupendo, non saranno certo loro i più scemi a non
coglierne la bellezza! Se lo fanno in tanti vuol dire che è giusto.
"Infatti gli stadi
sono pieni! Guarda un po’!"
“Ma quella ragazza
deve proprio non aver nulla di meglio da fare” pensò ad alta voce
Traversone e senza capire bene perché iniziarono a seguirla.
La videro entrare
verso il solito portone e rimasero ad ascoltare la musica che usciva
dalle finestre.
Quando, dopo un
oretta, la ragazza uscì in compagnia di altri ragazzi, loro erano
ancora li.
Li sentirono parlare
di esercizi, di intonazione, di legature e fraseggi. Li videro ridere
felici come se la loro squadra del cuore avesse fatto goal. Anzi, a
dire il vero era un po’ diverso.
La loro non era una
gioia esplosiva che durava qualche attimo, di quelle che ti fa
saltare coi pugni chiusi, era una gioia più calma. Era una di quelle
felicità lente, serene che ti rimangono addosso anche se nessuno a
fatto goal.
Li sentirono parlare
di sax, di tromba, di trombone e di tamburi e quando svoltarono
l’angolo si sentirono stranamente soli, come in uno stadio vuoto.
“Ci si vede in
giro” tagliò corto Catenaccio e se ne andò
Anticipo tirò fuori
il suo cellulare e si mise a riguardare per la centesima volta il
goal di Kalinic al sessantesimo minuto
“Cosa continui a
guardarlo?” gli disse Traversone “ vuoi essere sicuro che ogni
volta faccia goal?”
E ridendo si
dispersero come gatti randagi.
“Avete sentito?”
esordì Anticipo appena si furono sistemati sulle panchine della
piazza
“Cosa?” chiese
Autogoal
“Che arriverà una
forte perturbazione da nord, è stata allertata anche la Protezione
Civile”
“E cosa dobbiamo
fare?”
“Prendere
l’ombrello”
“Io non ce l’ho
l’ombrello” disse Catenaccio
“Allora a te ci
penserà la Protezione Civile”
“C’è un centro
di raccolta per la distribuzione di ombrelli?” volle sapere
“Non lo so perché
ho cambiato canale. Iniziava la partita e non volevo perdermi il
calcio d’inizio”
Erano li che
passavano il tempo quando videro un gruppetto di ragazzi attraversare
la piazza . Portavano tutti, uno zainetto o una borsa come quella
della ragazza della Banda di Puccini.
Ridevano e i quattro
amici pensarono che di certo non tenevano al Milan perché ieri aveva
perso.
“Saranno
Juventini” dedusse Traversone
Li videro girare
l’angolo della piazza e il tempo di una rimessa in gioco iniziarono
a seguirli.
Sapevano già dove
sarebbero andati a parare e giocarono d’anticipo prendendo una
scorciatoia.
Si fecero trovare
davanti al portone.
“Ciao” li salutò
un ragazzo
Autogoal alzò la
testa in segno di saluto mentre gli altri non risposero nemmeno con
un cenno.
“Che ci fate qui?”
chiese con un sorriso una ragazza
I quattro della
banda de “I ratti miagolanti” si guardarono cercando una risposta
“Passavamo di qua
e ci siamo fermati a leggere la targa” rispose infine Catenaccio
“Volete entrare?”
propose la ragazza “ ci stiamo preparando per un concerto”
“No, abbiamo da
fare” rispose Traversone
Anticipo entrò a
gamba tesa dicendo
“Niente che non
possiamo rimandare però”
Seguirono i ragazzi
in sala prove e si sedettero in disparte ad osservare come dei
giocatori nella panchina di riserva,
Li videro tirare
fuori dalle custodie i loro strumenti
“Cos’è?”
chiese Catenaccio ad un ragazzo
“Una tromba”
rispose questo e si mise a suonare.
La tromba brillava
alla luce che entrava dalla finestra e a Catenaccio sembrò di
assistere a una visione.
Poi arrivò un altro
ragazzo che teneva in mano un strumento lunghissimo, che si allungava
e accorciava come una pompa.
“E’ un trombone”
spiegò il ragazzo ad Anticipo nel vederlo con uno sguardo
interrogativo
“Certo” rispose
Anticipo facendo finta di conoscerlo.
“Ma come diavolo
fa a suonarlo?” pensò, appena il trombonista sparò dei suoni così
bassi che parevano arrivare da un mondo sotterraneo.
La famosa ragazza
con la borsa nera fece il suo ingresso in sala prove e la banda de “I
ratti miagolanti” si voltò all’unisono. La videro aprire la
custodia ed estrarne uno strumento dorato che pareva una grande pipa
e quando vi soffiò dentro l’aria si riempi di nuvole di suoni.
“E’ un
sassofono” spiegò loro un’altra ragazza che teneva in mano lo
stesso strumento
“Bella!” rispose
Catenaccio
“Bella?”
“Cioè, bella la
musica che fa” rispose un poco imbarazzato.
Arrivò il maestro e
chiesto silenzio diede il via alla banda.
I quattro ragazzi,
seduti sulle gradinate di quello stadio musicale, rimasero ad
ascoltare sino alla fine delle prove e una volta usciti andarono a
farsi una birra al bar.
“Beh! A me è
piaciuto!” disse Autogoal posando il boccale dopo la prima sorsata
“Roba da
femminucce” ribatté Catenaccio
“Ha vinto
qualcuno?! Hai capito chi era l’avversario?!” continuò “No,
non fa per me” e tracannò in un fiato la sua birra.
“Se tu non vedi un
pallone non sai cosa guardare” gli disse Anticipo “ e quel che è
peggio è che se non segui un pallone non sai dove andare. Per quel
che mi riguarda io settimana prossima ci vado ancora”
“Segui il girone
allora?” disse Catenaccio “sei diventato un tifoso. Bravo
Anticipo! Ho a casa un vuvuzela se vuoi te lo impresto” lo canzonò
“Anch’io vado”
entrò a gamba tesa Autogoal
Catenaccio avrebbe
tirato fuori il cartellino giallo se solo ne avesse avuto uno.
Si ammonizione,
ammonizione a tutti!
Cos’era sta
storia!
“Ci si vede in
giro” salutò Autogoal e subito Anticipo lo seguì.
Rimasti soli,
Catenaccio e Traversone ordinarono un’altra birra chiara
“E tu?” chiese a
Catenaccio a Traversone “ anche tu vuoi unirti alla banda?”
“Ma io sono già
unito alla banda de "I ratti miagolanti" rispose questi
“Cretino! alla
banda dei Puccini” chiarì Catenaccio e dopo un attimo di silenzio
il volto gli si illuminò
“E’ vero! Si
tratterebbe solo di cambiare banda. Potremmo aggregarci. Cosa abbiamo
da perdere”
“Eventualmente
avremmo da guadagnare” disse Traversone “Anziché quattro saremmo
in quaranta”
Fu così che alla
prova del corpo bandistico “G. Puccini” arrivano i quattro de “I
ratti miagolanti”
Si presentarono con
un fischietto da arbitro, un vuvuzela, una tromba da stadio e un
clacson a gas.
“Vorremmo unirci
alla banda” disse Autogoal
“Ottimo! Siete i
benvenuti” gli risposero
“Vedo che avete
portato i vostri strumenti”
“Si” rispose
Anticipo” questi sono gli strumenti della nostra banda”
“Purtroppo non
abbiamo in organico i vostri strumenti” spiegò il direttore del
corpo bandistico
“Ma se volete
possiamo farvi provare i nostri strumenti, magari ve n’è qualcuno
che vi piace”
“Va beh!” disse
Catenaccio, mettendo il fischietto nel taschino ” proviamo questi
strumenti”
Quel che successe
dopo è leggenda.
Capita ancora di
sentirla raccontare tra il primo e il secondo tempo di un concerto,
sui pullman delle trasferte o al bar dopo il concerto.
I quattro amici
perdigiorno , a caccia di sassi da prendere a pedate, la banda de “I
ratti miagolanti” si era schierata al completo tra le file dalla
banda del paese.
Catenaccio al
clarinetto, Autogoal alla tromba, Travesone al trombone e Anticipo al
sassofono.
Ben presto
iniziarono a palleggiare note con maestria, a controllare passaggi
tecnici e a lanciare suoni nella porta del cielo. Si allenavano con la
maglia del Milan e tenevano i loro strumenti in borsoni da
calciatore.
Avevano scoperto che
uno strumento musicale era come una bacchetta magica, bastava saperla
usare.
E a loro non mancò
certo la determinazione necessaria per riuscire a far magie.
All’inizio
Catenaccio cercò di far vincere il campionato al Milan con le sue
magie da clarinettista, ma ben presto capì che vi erano sortilegi
ben più importanti, come ad esempio incantare il pubblico che si
radunava per sentirli suonare.
Scoprirono che
mettersi in gioco era molto più soddisfacente che guardare gli altri
giocare. Autogoal imparò a suonare come l’arcangelo Gabriele nel
giorno dell’Apocalisse, Traversone tirava la coulisse del suo
trombone come uno spadaccino, Anticipo jazzava con tanta di quella
grinta che pareva “Sax in The City” e Catenaccio manovrava il
clarinetto come un campione di Playstation.
Si ritrovarono nel
giro di pochi anni nel girone di serie A delle bande, a fare il tifo
per Mozart e ad aver bisogno di musica come un calciatore del suo
pallone.
Si ritrovarono così
a un Concorso Internazionale e quando finirono la strepitosa
esibizione con la loro banda di scalmanati, l’ovazione del pubblico
in piedi li travolse con un boato.
Nel fragore di
quella tempesta di applausi si cercarono tra le file dei fiati
sfiatati.
Si guardarono
emozionati e tutti e quattro assieme alzarono il loro strumento come
la coppa dei campioni.
Avevano fatto goal!!
Avevano fatto goal!!
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