sabato 16 maggio 2020

LA TROTA


Immersa nel suo mondo silenzioso di dolci parole affogate nell’acqua, la trota nuotava nelle correnti che scorrono senza posa seguendo i soliti percorsi, tutte le sue domande annegate in bolle d’aria che volavano verso la superficie.
Poi, in un giorno d’acqua calma, nel pertugio trasparente dell’intuizione, vide oltre le acque oscure del suo mondo. Puntini rossi, come pianeti lontani.
Ne percepì l’odore, il sapore e la forza traente che emanavano.
Dovette imparare a nuotare contro corrente, a non ascoltare i discorsi vuoti degli altri pesci, a non abboccare all’amo delle abitudini, prima di trovare il coraggio di volare.
Un pesce che pensa di poter volare non è degno dell’acqua che respira” e la isolarono come un’appestata, contagiata dal virus della follia.
Ma lei dava retta al suo cuore, che iniziava a mostrarle il percorso che l’avrebbe portata a raggiungere pianeti inesplorati.
Tutto girava come al solito quel giorno, le stesse ciarle sul tempo, sulla speranza, i soliti colpi di coda e le solite lamentele.
La nostra trota s’immerse nel fondo e caricata di ferrea volontà prese la rincorsa e si tuffò oltre il cielo del suo mondo.
Volando, come un miracolo possibile, raggiunse il ramo che pendeva sull’acqua, dove le bacche le regalarono il sapore della vera felicità.


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