Sono arrivato a Golasecca con una sete da diabete.
Sono andato al bar
dell’oratorio dove servivano solo Spuma, “va bene” ho pensato
“mi predispone all’esecuzione de “Le tre caravelle” il mio
nuovo brano che avrei eseguito di li a poco nella chiesa di Santa
Pazienza.
Ho subito avuto la
sensazione che ci sarebbe stata poca gente.
Al campo sportivo
c’era la grigliata con ballo liscio. “Ivo e Ivana” suonavano
dal vivo e in televisione c’era la partita di pallone.
“Chissà se questa
sera ci sarà qualcuno al concerto” chiesi al barista
“Concerto? quale
concerto?” mi chiese a sua volta cadendo dalle nuvole
“Si, c’è il
concerto per fagotto solo, qui in chiesa” risposi
“Ma dai! al savevi
mia! (non lo sapevo) cos’è sto fagotto? chiese con un mezzo
sorriso sparendo dietro al bancone
“Ci sarà
sicuramente il Berto” disse ricomparendo con due bottiglie di spuma
in mano.
“Il Berto?”
“Si, la so dona
(sua moglie) l’ha parcheggiato in chiesa, perché deve accompagnare
il Don a dire il rosario per il povero Patana”
Infatti arrivato in
chiesa vi era seduto in prima fila un signore con la tuta e un
deambulatore con seduta.
Alle 20 sono uscito
per dare inizio al mio concerto e il Berto era rimasto l’unico
spettatore.
Ho iniziato a
suonare Monolog di Yun ed ero soddisfatto, era proprio un monologo!
Finito Monolog Berto
rimase in silenzio senza applaudire e mi osservò con compassione.
Ho suonato un brano
dopo l’altro sotto lo sguardo smarrito di Berto che non capiva se
tutto ciò era uno scherzo o un sogno.
Durante l’esecuzione
del mio brano “Le tre caravelle” tra la Nina e la Pinta Berto si
è addormentato. Si è svegliato esclamando “Santa Maria” nel
vedermi ancora li a soffiare in quel tubo.
Dopo il brano di
Stockausen è arrivata la moglie di Berto.
Fatto il segno della
croce e la genuflessione mi guarda con aria scettica e di sfida, come
davanti al demonio.
Senza aspettare che
finissi il brano cominciò a parlare ad alta voce al marito
“Mo anem a cà che
te vedet la partida” (adesso andiamo a casa a vedere la partita)
“E’ dalle sette
e mezza che son chi seta giò cristo!” parlò per la prima volta il
povero Berto e appoggiato al deambulatore prese il corridoio verso
l’uscita, mentre io portavo a termine “Freundschaft”
Arrivati in fondo
alla chiesa la moglie, dopo la genuflessione mi disse “Complimenti”
e sparì lasciando la chiesa completamente vuota.
Ho eseguito l’ultimo
brano in programma “L’uovo” una mia composizione che sta
praticamente in piedi da sola e nel silenzio mi sono inchinato alla
musica.
Sono andato senza
concedere bis, mentre arrivava l’eco del “Valzer del moscerino”
accompagnato dall’odore delle salamelle
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