Vincent Persichetti (1915-1987), compositore americano di origini italiane (il padre emigrò dall’Italia appena dodicenne da Torricella Peligna un paese in provincia di Chieti), è considerato una delle figure più importanti della musica americana del XX secolo, sia come insegnante (tra i suoi allievi Philip Glass, Peter Schickele) che come compositore. Vincent, nonostante i genitori non fossero musicisti, si innamora della musica appena la incontra, a cinque anni. A 14 anni esegue per la prima volta le sue composizioni in pubblico, dichiarando il suo amore. Durante il liceo gira a braccetto con l’arte dei suoni , con cui si sposerà nel 1936 al Combs College of Music di Filadelfia. Contemporaneamente frequenta una scuola d’arte e diventa un appassionato scultore. Gli strumenti a fiato hanno ispirato buona parte delle sue composizioni. La raccolta delle Parables contiene 25 opere molte delle quali per strumenti a fiato non accompagnati.
La Parabola per fagotto solo, op. 110 è la IV ed è stata scritta nel 1970. Si sviluppa sulla direttrice di due do, partendo lontanissimo con il metronomo a 63 al quarto, per avvicinarsi a 144 al quarto sino a raggiungere agilmente il si bemolle basso (la nota più grave del fagotto) messa a fuoco su un forte. La parabola risale, dopo essere passata da segmenti definiti grazioso, capriccioso, timoroso e caloroso, sino al do diesis sopracuto (una delle note più alte dello strumento) con un fortissimo. Superato l’asse di simmetria si torna a 63 di metronomo al quarto e la linea musicale ritorna, con un graduale diminuendo, nobilmente e teneramente, al do lontanissimo dell’inizio che sparisce al niente nell’infinito oltre il suono.
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