LA STELLA
Spesso
percorriamo l’esistenza concentrati sul nostro passo, poiché così
ci conduce l’uso e il timore dell’ignoto….il nostro mondo
allora ci appare costretto nel cerchio attorno ai nostri piedi. Beato
colui che alza lo sguardo seguendo l’anelito di conoscenza. A lui
sarà svelato il panorama più ampio.*I
sassolini brillavano, come stelle, su quella sabbia sterminata come
il cielo; quel cielo che sovrastava la mia vita e stupiva la mia
anima, in mezzo a quel deserto. Mentre
dondolavo tra le gobbe del mio cammello, che camminava su una
spiaggia senza mare, sentivo i suoi passi affondare nella sabbia e il
suo respiro accompagnarsi al mio; era tutto li il rumore della vita
in quel deserto silenzioso. Se
qualcuno guardasse dal cielo, pensavo, da sopra una nuvola, da dietro
a un sasso di stella, capirebbe che sono re ?
Ho
paura di no; avrebbe solo visto un puntino scuro che si muoveva
indifeso sul palmo sconfinato del mondo. Bastava chiudere il pugno
per farmi diventare un puntino rosso senza vita.
Stavo
percorrendo quel tratto di strada della mia vita ormai da trenta
notti, lasciandomi alle spalle una corte bisbigliante, attonita,
schierata ai bordi del mio regno con la bocca spalancata e gli occhi
fissi a contemplare un re pazzo, che se ne parte da solo puntando
dritto nel cuore del deserto.
La
mia corte; un palcoscenico variopinto, con fondali di carta e lumini
di candela a far da stelle. Un teatro di pantomime, dove recitare è
più importante che pensare e applaudire più importante che parlare.
E’ così; mi sono lasciato alle spalle una commedia senza
intervallo, infinita, che col tempo riesce anche a farti scambiare un
granello di senape per un chicco d’oro. Erano tutti lì, con i
costumi dell’ultimo spettacolo, le mani sul cuore e la cipria a
farli impallidire, le cortigiane col dorso delle mani sulla fronte a
recitare senza copione :“Sire!”, ma le mie orecchie stavano già
ascoltando il fischio del vento danzare con la sabbia e i miei occhi
fissavano una strada che solo loro vedevano.
Di
notte, quando tutto il caldo del deserto era salito in cielo ad
accender le stelle, mi sdraiavo, puntavo lo sguardo fisso al
firmamento e stavo ad osservare il mondo che gira e nel più assoluto
silenzio ne ascoltavo il suono.
Respirare
in quelle notti! .. mi sentivo come un bimbo preso in braccio, il cui
respiro, lentamente, segue quello del padre. Mi sentivo rassicurato,
sentivo che il mio cuore stava battendo con il ritmo giusto. Le
stelle cadenti mi si impiantavano dritte nel cuore, come pezzi di
vetro luminosi, e gli occhi brillavano, commossi.
All’inizio avevo paura, anzi ero
solo paura. Il cuore, nascosto, a tremare con un finto sorriso, per
far credere che sta ballando.
Si
sono re, almeno per i mie sudditi, e avevo una paura da re.
Quand’ero
piccolo andavo sulla torre per guardare il deserto e in silenzio
ascoltavo i passi veloci della paura che saliva la scala a
chiocciola dei miei pensieri e senza far nulla lasciavo che si
affacciasse dai mie occhi, coi quali guardavo il deserto e pregavo
perché non mi capitasse mai nella vita di trovarmi solo in mezzo a
quell’ oceano di sabbia…abbandonato, dimenticato.
E
così eccomi là, esattamente dove non avrei mai voluto essere.
Ma
un volta ancora mi sbagliavo, perché era proprio là che avrei
trovato il mio cuore spaventato ed è là che avrei potuto
consolarlo, stringerlo forte e sussurrargli di non aver paura.
Fu
proprio mentre ero sdraiato, a veder girare il mondo, che arrivò un
uomo sul suo cammello, con un seguito da re: elefanti con baldacchini
damascati, ancelle ingioiellate dagli occhi come sorgenti; eunuchi
profumati e soldati sudati, scimmiette vestite e schiavi mezzi nudi.
Si portava appresso un accampamento che una volta montato sembrava un
paese.
Alla
sera mi ritrovai a camminare tra i vicoli di quel paese scortato da
due servitori del misterioso sultano, che mi aveva invitato per un tè
nella sua tenda.
Mi
ricevette seduto su un tappeto circondato da cuscini e da ancelle
premurose, con un sorriso che mi fece ricordare quello che avevo
dimenticato: che ero stato un bambino che giocava.
Tra
una tazza di tè al cardamomo e un manciata di uva sultanina, volle
sapere che ci facevo da solo nel deserto.
E’
semplice; affronto la mia paura perché sono esausto di sentirmi
minacciato ogni volta che alzo lo sguardo verso il deserto.
Tra
il profumo d’incenso e i fumi del narghilè, mi disse che lui
seguiva la Stella.
Quale
stella? ce ne sono così tante!
Mi
portò fuori, sotto il cielo stellato e mi indicò un astro con una
coda così luminosa che veniva voglia di aggrapparsi e farsi
trascinare.
No,
non l’avevo notata prima, anche se passavo le notti ad osservare la
volta celeste. Mi spaventai quando disse che era da tempo che
attraversava il cielo con la sua chioma luminosa.
Non
preoccuparti, mi rassicurò il re, c’è sempre stata, ma a volte
occorre che qualcuno la indichi per riuscire a vederla.
Ma
com’è che succede? e il sorriso del sultano mi fece ricordare di
quando giocavo a nascondino.” Se per vedere” disse “ usi solo
gli occhi, vedrai solo forme. Beato colui che sa guardare con il
cuore. A lui sarà rivelata la Verità nascosta ai sensi”*
Anch’io
sono un re, e lo dissi quasi vergognandomi davanti a un sultano
capace di ricreare la sfarzosità del suo regno anche sopra un
tappeto di sabbia in mezzo al deserto. Ma ero lì, pronto a diventare
il suddito di un altro re, ad ascoltare i suoi consigli, pronto a
seguire i suoi passi.
Mi
aggregai alla carovana, perché anch’io volevo scoprire il mistero
di quella stella meravigliosa. E’ vero, a volte facevo fatica a
credere che avesse un senso quel nostro viaggiare a testa in su,
seguendo un stella.
Ma
ti rendi conto! Andar dietro a un astro del cielo più lontano di
quanto riusciamo a immaginare, e credere che ci porti da qualche
parte!
La
mia fantasia, pensavo, si deve essere scaldata troppo col caldo del
deserto, si deve essere bruciato qualcosa…qualche valvola di sfiato
o qualche guarnizione, e così le mie azioni perdevano il senno da
qualche parte.
Ma
volevo provare ad abbandonarmi per una volta alla Magnificenza del
Creato, senza anteporre la meschinità dell’ego. Colui che segue il
cammino dello stupore conoscerà la Luce Divina.* diceva il mio re.
E
poi arrivava la notte a mostrar la Stella nel suo pieno splendore, e
tutti i dubbi svanivano, prosciugati dal calore di quella
incomparabile visione.
Una
sera la Stella scese in picchiata, davanti a noi. Per un attimo ebbi
la certezza di vederla schiantare al suolo, ma non feci in tempo a
pensare alle conseguenze di quell’impatto, che la Stella si fermò,
galleggiando nell’aria a poca distanza dal suolo.
La
luce cambiò, sembravamo tutti ricoperti d’oro e i nostri sguardi
brillavano come stelle.
Quello
che si presentò ai nostri occhi lo ricordo con una nostalgia e una
gioia che a fatica controllo.
Una
moltitudine di pastori con i loro armenti, mercanti curiosi, bambini
gioiosi e sopra di loro, schiere di angeli.
Cosa
succede? Chiedemmo a un pastore, e lui abbracciandoci rispose; non lo
so, ma è la festa più bella dove sono mai stato, andate in quella
grotta e capirete; vi sembrerà normale vedere angeli che sfrecciano
e stelle che si staccano dal cielo, ma soprattutto vi sembrerà
normale aver voglia di abbracciare tutti quelli che incontrate. E se
ne andò che pareva un angelo
Rimanemmo
senza parole, e tutte le cose che tenevamo in ordine sugli scaffali
della nostra mente cominciarono a traballare.
Tremando
ci avvicinammo alla grotta, dove un altro re come noi era già
prostrato in adorazione. Ci inginocchiammo davanti a un bimbo, la cui
purezza emanava Amore,
solo
semplicemente Amore. Una sensazione di gioia senza confini mi allargò
un sorriso e una nuova consapevolezza mi illuminò.
Sono
passati tanti anni da allora e quel bimbo d’Amore è stato ucciso
come se fosse un criminale.
Ogni
tanto ritorno sulla torre del mio castello e osservo il deserto e
penso sorridendo alla paura che avevo nell’immaginare di trovarmi
solo in mezzo a quella distesa di sabbia, ma il mio sorriso si
adombra pensando all’uomo, capace di uccidere chi lo fa vivere.
Ma
nel scendere le scale della torre ad ogni passo il mio sorriso si
rinnova, perché si, io me ne andai da quel presepio senza più
nessuna paura e me ne allontanai, ma la distanza si misura, sono solo
numeri. In realtà per me da allora non esiste più un qui e un là,
un prima e un dopo, ma niente e tutto nello stesso istante.
Quella
Stella, ormai sparita dal cielo, è andata dove da sempre brilla:
nella mia anima.
*
“Aforismi” di OmhGuru
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