Tra
i rami agitati del frassino un merlo cercava riposo dopo una notte ventosa,
ma
ancora l’albero tremava al pensiero di tanto vento.
Così
lo stanco uccello volò via, verso rami più coraggiosi.
Una
betulla gli porse le mani e il merlo vi si accomodò.
Ma
la betulla cominciò ad accarezzarsi i capelli riflettendosi nello stagno e con
un sorriso lasciò che il suo ospite sparisse dal quadro.
Fu
la quercia a fischiare chiamando a sé lo stanco uccello e nel buio della sua
lunga vita, confuse il merlo tra l’oscurità dei suoi rami.
Lo
svegliò un fischio nel cuore della quercia. Era il vento che, prigioniero per
qualche istante, gridava la sua rabbia.
Facendosi
strada nel buio corposo di mille rami, il merlo raggiunse la luce e, dopo un
attimo di smarrimento, volò lontano verso la collina.
Cercando
con tutta la sua forza di opporsi al vento, atterrò in un dorato mare di grano;
non
abbastanza profondo, però, per impedire al vento di immergervi le mani.
In
quell’agitato mare dal fondo troppo vicino al cielo, vide un’aquila lontana.
Essa
non si nascondeva negli alberi, nei campi di grano, ma volava libera nel forte
vento senza un battito d’ali.
“Si
nasconde nel vento”, gli spiegò il grillo.
Il merlo rimase in silenzio per qualche istante ... poi si alzò nel cielo appoggiandosi al vento, trovando finalmente riposo.
Nessun commento:
Posta un commento