Wang Cheng scrittore di fiabe imperiale se ne stava
seduto in riva al fiume.
Aveva ricevuto dall’imperatore l’ordine di scrivere una
fiaba da raccontare a suo figlio per la buona notte.
Osservava lo scorrere dell’acqua con il quaderno aperto
sulle ginocchia e la matita a mezz’aria come una canna da pesca, ma
l’ispirazione quel giorno non abboccava.
Immobile come un masso sentiva l’aria portare il fresco dalle cime dei monti, dove
nuvole soavi e candide sfilavano lente come bianchi draghi in cammino verso le
fiabe.
L’aria, pulita e pettinata dagli alberi, passava
accarezzandogli la fantasia che emozionata si tuffò nel fiume.
L’acqua cantando la trascinò con sé e sulle note di
quella lunga melodia arrivò in un mare di silenzio dove incantata dalla luce
del sole accettò l’invito di salire in cielo.
Arrivata lassù iniziò a sfilare lentamente sopra le cime
dei monti, come un bianco drago di ritorno dalle fiabe.
Wang Cheng ripiegò la pagina bianca del suo quaderno e
chiusi gli occhi sorrise felice di trovarsi dentro ad una fiaba.
L’imperatore chiamò Wang Cheng che sedutosi al capezzale
del figlio iniziò a raccontare:
“Il fiume trascina aquiloni di draghi nel cielo azzurro
mare.
Il sole invita le
nuvole al ballo fra le cime dei monti e l’aria, vestita a festa, volteggia nel
suo vestito nuovo.”
Il figlio dell’imperatore sorrise e chiusi gli occhi e si
addormentò.
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