Era una calda giornata d’estate e i gatti oziavano
all’ombra.
Saltino, il gatto nero, mentre osservava gli uccellini
che tra un volo e l’altro riposavano sui rami, cominciò ad avere fame.
“Potrei mangiarne uno” pensò e con un salto si arrampicò
sull’albero.
Nel vederlo salire tutti gli uccelli volarono via
lasciandolo solo ed affamato.
Tutti tranne uno. Se ne stava in cima all’albero sul ramo
più lontano.
Era sicuro che fin lassù il gatto non avrebbe potuto
arrivare e se ne stava tranquillo a riposare.
Saltino lo vide e lentamente iniziò l’avvicinamento.
Salì con molta attenzione e raggiunse la cima
dell’albero.
“Ed ora buon appetito” pensò mentre spiccava il salto
verso l’ultimo ramo.
L’uccello dovette ricredersi e spiccò il volo mente
Saltino si aggrappava al ramo vuoto oscillando pericolosamente.
Iniziò a miagolare disperatamente, non era più capace di
risalire sul ramo che si piegava e dondolava infastidito da quel gatto così
pesante.
Fu proprio in quel momento che Tino passava da quelle parti.
Sentì subito il miagolio di aiuto del gatto e corse sotto
l’albero.
Prese il suo fagottino e fece una scala, una lunga scala
di due ottave. Una scala di Do.
La scala, ben eseguita, raggiunse il gatto.
Saltino vi saltò sopra e discese velocemente.
“Grazie!” disse a Tino appena toccò terra.
“E’ stato un piacere!” rispose sorridendo Tino chiudendo
la scala di Do nel silenzio.
“Do è sempre così
generoso” continuò” -ti do una mano- mi ha detto vedendo che eri in
difficoltà e così ho fatto la sua scala!” e messo il fagottino in spalla e
l’ancia in bocca proseguì per la sua strada verso nuove avventure.
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