C’era
una volta, non lontano da qui, una grande aquila dall’aspetto
regale e il tono minaccioso. Percorreva, camminando, chilometri e
chilometri di sentieri fra le montagne ai confini con le nuvole,
alla ricerca della felicità.
Passava
le giornate scrutando attentamente tutto ciò che la circondava e ad
ogni movimento sospetto puntava il suo becco verso l’obbiettivo,
pronta a scoccare la freccia del desiderio.
Ogni
tanto scovava la felicità nascosta dentro ai cespugli di rose e per
riuscire a prenderne solo un leggero petalo, doveva pagare col dolore
di cento spine.
La
inseguiva da sempre, a volte lentamente per cercare di sorprenderla
mentre dormiva addormentata sui prati fioriti, a volte correndo,
quando gli sembrava di sentirla volare via con il vento. Ci fu un
periodo in cui fu convinta di averla trovata.
La
portava in giro tenendola per mano, chiamandola “amore mio”.
La
nutriva di mille baci e mille carezze, finché ingrassò così tanto
da non riuscire più riconoscerla e la lasciò scoppiare in una bolla
di sofferenza.
A
mani vuote la nostra aquila riprese il suo cammino a testa bassa,
ormai convinta che la felicità fosse una fantasia dei bambini.
Cominciò a bere litri e litri di dolore e stordita cantava a
squarciagola la nostalgia di una felicità andata in fumo.
Bruciato
tutto il dispiacere ripartì alla ricerca, camminando fra i sentieri
delle montagne ai confini del cielo.
Più
volte si era illusa di averla trovata e si addormentava beata con il
biglietto per entrare in sogni da “Oscar”, seduta in prima fila.
Ma quando si riaccendevano le luci nella sala della mente, la
felicità era sparita dentro allo schermo grigio della sua vita,
lasciandola sola. Poi un giorno, di ritorno da una seduta spiritica;
perché hai visto mai che forse la felicità si è rinchiusa dentro
ad una sfera di cristallo, s'imbatté in una vecchia tartaruga.
“Povera”
pensò “Con quel passo la felicità non la raggiungerà mai”.
“Dove
vai così di fretta?” le chiese la tartaruga.
“Incontro
alla felicità” rispose l’aquila.
“ E
dove ti aspetta? Sei forse in ritardo?”.
L’aquila
si bloccò, presa in trappola da quelle domande. Tutti i suoi
pensieri caddero a terra uno dopo l’altro in un sordo frastuono,
sbilanciati da quel quesito.
“Non
saprei” rispose infine.
La
tartaruga la guardò con i suoi occhi profondi come il cielo e piena
di compassione le disse “ Puoi camminare per tutta la vita, ma non
troverai mai la felicità fin quando non ti accorgerai di avere le
ali. Avvicinati al dirupo al colmo del monte, trova il coraggio di
lasciarti andare e le tue ali si apriranno”.
L’aquila
allora, abbandonati i pensieri a terra, si avvicinò al precipizio.
Il
cuore iniziò a correre cercando di scappare da quella paura, ma una
folata di vento le allungò la mano, lei l’afferrò e si lasciò
cadere.
Due
possenti ali si aprirono in un sorriso e finalmente, senza sforzo,
sospesa nel nulla, sentì la felicità che la trasportava nel vento.
Sorvolò
pianure e montagne, attraversò nuvole a forma di tartaruga e volò
per lungo tempo, sino a sparire nel vuoto di un cielo pieno d’Amore.
grazie mille bellissima per farsi forza e affrontare questo uggioso inizio settimana ciao Francesca
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