C’era una volta un serpente
verde come l’erba a primavera, lucido come un prato appena lavato e
lungo come una buia galleria. Si aggirava per il bosco, lento e
silenzioso, zigzagava sugli alberi come un sentiero di montagna e,
avvinghiato ai rami come l’edera, aspettava immobile la sua preda.
Il suo cibo preferito erano le tenere, piccole raganelle, che
consumava come snack al baretto dello stagno; in solitudine, tra un
bicchiere di veleno e l’altro.
Le
raganelle, stufe di saltare nella bocca del serpente, decisero di
fare baracca e burattini e cambiare zona. La notte prima della
partenza si ritrovarono sulla tribuna di sassi a salutare la luna,
che come un fiore di loto galleggiava nello stagno.
I
girini, ancora svegli per l’occasione, scorrazzavano eccitati e
illuminati dalla luna parevano sciami di stelle.
“Siamo
tante! Una carovana lenta, carica di paura” gracidò il vecchio
rospo “ Non sarà difficile per il serpente raggiungerci e,
invitato a nozze, iniziare a banchettare”.
A
questo punto salta fuori Enrichetto, una raganella colorata scattante
come una molla.
“Ci
penso io al serpente. Voi andate tranquilli”.
Lo
guardarono increduli “Ma come fa un esserino come te a tenere a
bada il serpente?”.
“Andate
tranquilli, ci pensa Enrichetto” e con un salto si tuffò dentro la
luna.
La
mattina dopo la comitiva delle raganelle s’incamminò con i primi
cinguettii.
Per
quanto si sforzassero di non far rumore, lo strofinio della pesante
paura che trascinavano con loro arrivò alle fini orecchie del
serpente che, spalancati gli occhi come fari, accese il motore e
partì. Stava raggiungendo lo stagno dove le ultime raganelle si
accodavano alla colonna, quando, rimbalzando veloce come un sasso
lanciato a pelo d’acqua, Enrichetto gli saltò addosso.
Colto
di sorpresa il serpente si fermò, sentendo di avere un ospite
sgradito dietro la testa. Si voltò cercando di scacciarlo, ma per
quanti sforzi facesse non riusciva a raggiungerlo con la sua lingua
biforcuta. Il valoroso Enrichetto lo dominava come un guerriero
munito solo di coraggio. Il serpente girava su se stesso senza
riuscire a disarcionare il nemico e gira e rigira perse di vista le
raganelle che sparirono per sempre dalla sua bocca.
“Ma
come hai fatto?” chiesero a Enrichetto quando raggiunse le
compagne.
“Semplice,
anziché scappare dalla paura basta saltarle in groppa, confonderla e
disarmarla” e con un balzo volò via. Larga è la foglia, stretta è
la via, dite la vostra che io ho detto la mia.
BELLISSIMA LA STORIA!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaINSEGNA A NON AVER PAURA E L'IMMAGINE È SENZA DUBBIO STREPITOSA E MOLTO ESPRESSIVA :-)
NINA.
Grazie Nina!
EliminaGrazie Michele, molto bella e divertente la storia delle rane e del serpente! 😁🐍🐸
RispondiEliminaValentina
Grazie Valentina!
RispondiEliminaStoria assolutamente attuale
RispondiEliminaUn abbraccio Cri