F.A. VALLOTTI Fiant aures tuae (from De profundis)
La sua famiglia era così povera da non potergli garantire
un’educazione.
Ma il ragazzo aveva
negli occhi la fiamma del sapere che chiede l’alimento dello
studio, richiesta che i genitori non riuscirono ad ignorare. Grazie
alla generosità di conoscenti, poterono farlo entrare in seminario.
Francesco iniziò così a nutrirsi di conoscenza ed imparò l’arte
della musica, dove si contraddistinse per una prorompente passione.
Uscito dal seminario si recò a Chambéry per divenire “frate della
corda” abbracciando la regola di San Francesco. Vi rimase tre anni,
poi di nuovo a Vercelli, la sua città natale. A Milano terminò gli
studi di teologia, a quell’epoca aveva venticinque anni, con la
vocazione per la musica che, arrampicatasi alla corda del saio,
bivaccava nel suo cuore. I suoi superiori, colpiti dalla passione che
il ragazzo seminava nel suo incedere e che cercava di non calpestare
camminando in silenzio, lo affidarono alle cure di padre Calegari a
Padova. Cure che lo guarirono da ogni dubbio riguardo al suo talento.
Divenne compositore e organista nella chiesa di Sant’Antonio, dove
lasciava i fedeli a bocca aperta, con grande invidia dei sacerdoti,
che riuscivano con le loro omelie a far aprire le bocche solo per
sbadigliare.
Giuseppe Tartini,
celebre violinista con il trillo del diavolo in corpo, lontano
dall’acqua santa lo ascoltava con grande ammirazione,
considerandolo il più grande organista del suo tempo.
Charles Burney,
organista e storico della musica inglese, di passaggio a Padova, dopo
aver chiuso la bocca all’ultimo accordo, volle conoscere quel
diavolo d’un frate che suonava nella casa di Nostro Signore.
Francesco lo
raggiunse sorridendo, con l’eco della musica che ballava fra le
pieghe del saio.
Quando Burney uscì
dalla chiesa, il sole illuminò la bontà che quel musicista gli
aveva appiccicato addosso.
“Non si può
conoscerlo senza amarlo” disse poi a chi gli chiedeva di quel
Francesco Antonio Vallotti che a Padova lanciava, con le canne
dell’organo, l’esca della musica a cui tutti abboccavano.
Aveva ottantatré
anni quando smise di pescare lo stupore dalle acque
dell’indifferenza.
Era il 10 gennaio
del 1780 e l’acqua era ghiacciata.
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