Il
nonno aveva una bicicletta dal colore indefinito di legno di betulla
sbiadito dal tempo.
Sulla
canna chiudeva la sua borsa di cuoio con dentro matite rosse da
muratore, doppiometro, cazzuola e frattazzo.
Pedalava
con calma. Una catena di silenzi o di poche parole e mai inutili.
Sulla
bicicletta aveva portato sua moglie in ospedale a partorire, era
andato fino in città con sua figlia a comprare la fisarmonica.
Il
nonno, un cavaliere con la bicicletta.
Alto
e di bell’aspetto, un aristocratico della bontà.
Non
aveva la patente, ma un attestato per viaggiare nel cuore delle
persone. Arrivava col sorriso beato di chi non conosce la cattiveria.
Sono
stato sulla canna di quella bicicletta, dove ho conosciuto la calma e
misurato le distanze col fiato corto del nonno.
A
cavalcioni sul portapacchi portava a spasso la serenità.
Con
la sua bicicletta ha oltrepassato il confine del tempo e ancora oggi
capita di vederlo passare sorridente, sulla discesa che regala la
salita di chilometri d’amore.
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