domenica 29 novembre 2020

Danilo Zaffaroni CALMO Michele Colombo Bassoon

Torna indietro!” il bruco la richiamò, “ho qualcosa di importante da dirti!”.
Sembrava promettente: Alice si voltò e tornò indietro.
Mantieni la calma,” disse il bruco. 

(Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie) 


Una bella e simpatica citazione per sottolineare l'importanza della calma e della forza che in essa si può trovare.  Mi son sempre piaciuti i tempi lenti della musica, le note del pezzo che si muovono magari con andatura “pigra” ma che possono creare un'atmosfera ricca di tensione e... energia.   

I tempi lenti, a volte, rimangono più nella testa che non le “cascate” di note dei movimenti veloci.

Così ho provato a scrivere un brano che avesse queste caratteristiche: melodico, lento e d'atmosfera.   

Chissà se ci son riuscito....

Il fagotto cantabile e dolce ma anche colmo di tensione nella sua sonorità acuta mi pare che si possa ben adattare a questo scopo.... Giudicate anche voi, dopo l'ascolto.

 Un grazie sempre al Maestro Michele che si è reso disponibile a “studiare”, eseguire e registrare in modo eccellente questo mio brano realizzato “a distanza” con suoni “virtuali”.

 

Buon ascolto!

 

domenica 15 novembre 2020

A. Migliavacca MAZURKA VARIATA Michele Colombo Bassoon

Nelle campagne, fra le nebbie che si distendono sui campi, risuonano le campane vespertine della chiesa di San Giuseppe.

Augusto, il piccolo campanaro, aggrappato alle corde, sale e scende coi rintocchi che risuonano armoniosi. Sospeso nel silenzio, si lascia cadere dentro al suono che rimbomba nel suo cuore, facendolo scoppiare di gioia.

Come una nota, saltella in un invisibile pentagramma e se ne va lontano, spinto dall’entusiasmo sull’altalena della musica.

Nel silenzio uscirà al fresco della sera e poco importa se la nebbia avrà tirato le coperte sui campi, nascondendoli nel buio, perché lui, Augusto Migliavacca, nel buio ci vive da quando è nato e come tutti i ciechi sente cose che chi vede non sente.

Nato a Parma nel 1838, all’età di sette anni si trova fra le mani un violino, quattro corde dove far saltare le dita con lo scampanellio della gioia che risuona in tutto il corpo. Dentro la torre campanaria e seduto sui covoni di fieno, esplora l’universo tirato su quelle quattro corde. Si attacca al violino per camminare, con la luce della musica, lungo la distesa delle emozioni e va lontano il piccolo Augusto, così lontano che riesce a volare più in alto di quando era appeso alle corde delle campane.

Nato in una famiglia povera non vede l’arroganza e l’agiatezza e appena il suo violino incomincia a intonare la passione con l’abilità, inizia la sua carriera di violinista vagabondo. Parte per una tournèe fra le osterie e le cascine del Piemonte insieme ad uno stridulo suonatore di chitarra, una sorta di Lucignolo che oscurerà la sua bravura. Rientrato a Parma fonda il “Trio Migliavacca” insieme al violinista Giuseppe Ferrari ed al violoncellista Bartolomeo Marchesi, con i quali si aggirerà per le vie, le piazze e i cortili di Parma. Come un trio di banditi si affrontano, a suon di musica, con il trio di un certo Zinzani davanti alla popolazione, per ottenere la supremazia e la sopravvivenza nella città. Ne usciranno vincitori fra l’applauso della folla e le campane che suonano a festa.

Il Paganini dei suonatori ambulanti” lo definiscono, ma lui, a differenza di Niccolò, concede parecchi bis a poco prezzo, due, tre centesimi gettati nel piattino delle elemosine. Quando si ammala di pleurite, sulla “Gazzetta di Parma” lanciano una raccolta fondi per curarlo, come già fecero per comprargli un nuovo violino dopo che il suo si ruppe con un colpo di tosse.

L’ 11 maggio del 1901, avvolte da un’insolita nebbia, le campane della chiesa di San Giuseppe suonano a morto in un silenzio di fantasmi.

Augusto, aggrappato alla corda della musica, rimbalza nel cielo col rintocco dell’ultima campana. Da allora, quando le nebbie si diradano, il sole arriva cantando la sua brillante Mazurka.

venerdì 6 novembre 2020

Paolo Ricci DE TOUT CE TEMPS per fagotto solo Michele Colombo Bassoon

“De tout ce temps”(1983) per fagotto solo nasce da “una costola” di “Rapsodie” un mio brano del 1978 per fagotto e undici archi. Questo modus operandi è una consuetudine frequente nei mie lavori: infatti amo molto rivisitare mie vecchi pezzi per estrarne frammenti da sottoporre a nuove varianti, nuovi percorsi compositivi.

Il brano, della durata di poco più di quattro minuti, si sviluppa essenzialmente nella zona timbrica medio alta, così espressiva e densamente comunicativa, in cui il ricordo stravinskiano dell’attacco del “Sacre” non viene celato anzi esaltato. L’andamento melismatico viene alternato con suoni medio gravi, fluidificando il discorso in varie sfaccettature , comparendo anche l’uso (quanto mai ponderato) di suoni multifonici. Dopo un breve episodio, vagamente minaccioso, incentrato su suoni gravi, il brano si conclude proponendo nuovamente il materiale iniziale, opportunamente variato in una pacata rarefazione sonora. 

Paolo Ricci