Il reverendo Francis Kilvert lavorava come pastore di anime in una comunità rurale al confine con il Galles durante la fine del XIX secolo. Teneva un diario sul quale riportava le impressioni e i sentimenti per la campagna e suoi abitanti. Il modo di descrivere la natura e la vita agreste era delizioso e la frequentazione del diario pressoché giornaliera.
Quando se ne andò, il 23 settembre del 1879 a soli trentotto anni, i suoi diari formavano un gregge silenzioso, abbandonato fra gli scaffali della sua libreria. Furono pubblicati cinquant'anni dopo la sua morte, dopo essere stati modificati e censurati dalla vedova che non voleva tramandare ai posteri le malefatte del marito.
I diari, pubblicati poco prima e durante la seconda guerra mondiale, furono ben accolti dal pubblico, che sotto i bombardamenti riviveva la vita spensierata di un’epoca poco lontana.
Adrian William, nato nel 1959, bambino prodigio al pianoforte e precoce compositore (la sua prima opera a soli undici anni) dedica al fagottista Simon Durnford “Seven Kilvert Sketches” per fagotto solo, sette brani ispirati da altrettanti estratti dai diari dell’ecclesiastico.
E’ il 1979 e Adrian, ancora studente al Royal College of Music, ha appena vinto il premio Menuhin.
Per la lettura dei testi che l’esecuzione prevede, mi sono avvalso dell’amicizia di Noah Max compositore e direttore dell’Echo Ensemble. Le illustrazioni sono di Maddalena Colombo, ricca di passioni artistiche, che ho la fortuna di avere come nipote.
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