“Amo l’umorismo e non ho alcuna pretesa di fermare il mondo che
gira”.
Simpatico,
impulsivo, con una parte nascosta sicuramente più seria, Pierre Max
Dubois si descrive così durante una conversazione con il suo
compagno di studi Maguy Lovano.
Musicista
perfetto, lo descrive quest’ultimo, che mostra una totale
padronanza della composizione nel filone d’eccellenza di un moderno
Chabrier.
Dubois
nasce nel sud della Francia il 1 marzo del 1930 e a soli 19 anni
riceve la sua prima commissione professionale, Suite
humouristique dalla radio francese.
Allievo di Milhaud,
porta avanti le idee del “Gruppo dei sei”. La sua musica,
leggera, gioiosa con interessanti trame armoniche e melodiche, ne è
la prova.
Nel 1955 si reca a
Roma dove vi risiederà per quattro anni, avendo vinto il Prix de
Rome.
Camminerà nei
giardini di Villa Medici sugli stessi sentieri percorsi prima di lui,
tra gli altri, da Gounod, Bizet, Massenet, Debussy, Bozza, Dutilleux,
Boutry. Compositore con una particolare predisposizione per gli
strumenti a fiato,( sopratutto il sassofono) per fagotto compone nel
1957 “Douze Etude pour Basson” di cui Maurice Allard (fagottista
e collega a quei tempi al Conservatorio Nazionale di Parigi, dove
Dubois insegnava analisi), ne curerà le articolazioni e i tempi
metronomici.
Vi propongo il N.1
(Gracioso), N.7 (Tempo di Polka) e il N.12 (Tempo di Gavotte).
Tre studi dal
carattere spontaneo e ironico.
Tre numeri da circo,
come un elefante in equilibrio su una palla con disegnato il mondo.
Il suo sorriso si è
congelato il 19 agosto del 1995, ma l’umorismo della sua arte
continua a mantenere
l’equilibrio sul
globo della musica.
Buon ascolto!
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