This is the first verse
of the French folk song ‘Ah! Vous dirai-je,
Maman’ from the mid 18th century, which Mozart used to compose twelve
variations on it. The work, which is classified in the Köechel catalogue as
K.265, is original for piano. The adaptation I propose for solo bassoon is by
the American bassoonist Alan Hawkins (1938-2012) published by Bocal Music, a
publishing house he founded in 1988.
And now let us enjoy this candy, far from torment.
Accompagnato dal suono che proveniva dalla sala prove al
piano terreno, il piccolo Virginio andava ad ascoltare il papà che suonava il clarinetto
nella banda di Cornigliano. Tenuto per mano dalla mamma camminava incontro al
suo destino di musicista. Sollevato sino alla finestra si aggrappava alle
inferriate, rimanendo incantato davanti al miracolo della musica che il papà e
i suoi amici riuscivano a creare. Da quella finestra, che si affacciava sul
mondo magico dei suoni, era difficile portarlo via. Ogni sera, di ritorno dal
lavoro, il papà gli impartiva lezioni di clarinetto piccolo in mi bemolle,
perché quello in si bemolle era troppo grande per le sue mani. A sedici anni
entra in Conservatorio a Genova nella classe di fagotto del maestro Carlo
Cippitelli. Con la musica per mano attraversa gli anni della guerra. Nel
dopoguerra, per guadagnarsi da vivere, suona ogni sera nei nightclub con il
sassofono che ha imparato a suonare da solo e al mattino con suo il fagotto
varca la soglia del conservatorio, pronto a fare le scale che lo porteranno ai
piani alti della musica. Diventa secondo fagotto al Teatro Carlo Felice di
Genova, poi dal 1950 al 58 ai Pomeriggi Musicali di Milano per poi entrare alla
Rai di Milano come primo fagotto, ruolo che ricoprirà per 28 anni. Il Maestro
Virginio Bianchi l’ho conosciuto lì, nell’Orchestra Sinfonica della RAI di
Milano quando, poco più di ventenne, facevo l’aggiunto. Ricordo il piccolo
cornetto portafortuna che teneva appeso alla chiave del si bemolle basso del
suo fagotto. Ricordo il suono caldo, dolce e potente, accompagnato dalla sua
umiltà, gentilezza e nobile semplicità. Un giorno mi disse sorridendo: ”Michele,
chissà quante mongolfiere ho gonfiato!”. Non so quante ne ha gonfiate, ma so
per certo che volano ancora nel cielo della musica, trasportando i fagottisti
di tutto il mondo che vogliono prendere il volo eseguendo i suoi bellissimi
dodici studi. Ho preso il suo posto come docente nella classe di fagotto alla
Civica Scuola di Musica Claudio Abbado di Milano e spero di esserne, almeno in
parte, degno successore.
‘Ereignisse’ for solo bassoon is dedicated to Wolfgang Peßler
bassoonist of the Nuremberg State Philharmonic. Written in 2009 by Werner
Heider (born 1 January 1930) German composer, pianist and conductor is
characterised by the use of the voice. The words, clearly pronounced and marked
in rhythm, declaim the various musical ‘events’ that make up the piece. The cover design is by Vincent Dalschaert.
A pupil of François Devienne and teacher of Eugène Jancourt, François-Rène Gebauer (1773-1845) belongs in his own right to the ranks of French bassoonists and composers who contributed to the development and spread of the bassoon. A teacher at the Paris Conservatoire from 1795 to 1802 and then from 1824-1838, his ‘Six Caprices for Bassoon Solo’, used by his students, represent a valuable teaching tool for expanding and consolidating bassoon technique. The Fourth Capriccio is structured in three movements that follow one another without a break. The first movement, an Allegro assai, is articulated in three themes set in three different keys: C, A and D major, the latter in a six-octave time, as opposed to the general two-quarter time. The second movement is itself divided into two parts an andante and an allegro in Bb major.
The third movement, a Rondo allegro in F major ends with the return of an excerpt from the first movement.
The edition I used is the Accolade Musiverlag edition published by Bodo Koenigsbeck.
La testa gli comincia a fumare. I pensieri
accatastati nel cervello iniziano a bruciare. La befana vuol trovare
qualcuno da mandare per il cielo con la scopa. Magari giovincella,
sorridente e forse bella. Bussano alla porta. Una ragazzina che ha
fatto un gran casotto ha scambiato la scopa per un fagotto. Di calze
ne hai bucate? Indaga la vecchia sperando nella fortuna. Un buchino
appena appena, confessa la befanella. Crescerà con il tempo, entra e
taci che mi scappa un incantesimo e in quattro e quattr’otto la
scopa diventa un fagotto. Ora vola per il mondo a cantar la tua
canzone che sa di dolci e di carbone, Il primo volo è a rotta di
collo, pare un acrobata senza controllo. Poi riga dritta la
befanella, tra il fumo di vecchi pensieri viaggia fra le stelle
distribuendo caramelle.