Il suo fischio riecheggiava
nel silenzio profumato della valle, che accoglieva il crepuscolo
stanco al rientro dal giorno. Morena era una marmotta pacifica e
serena come gli anemoni che punteggiavano i prati di sorrisi. Sul
tetto d’erba della sua tana, osservava la sera distendersi sulle
cime dei larici in sbuffi di nuvole e la contemplava meravigliata
mentre si toglieva la collana di raggi di sole per posarla oltre le
cime dei monti. Se ne stava immobile guardandola srotolare la sua
fredda coperta dal letto del fiume e le fischiava dietro mentre,
nuda, si coricava e chiudeva gli occhi al bacio della buonanotte.
La
valle, cancellata dal buio, si trasformava in una distesa di suoni
misteriosi.
I
sutra del gufo, i richiami in codice degli uccelli notturni e gli
ululati dei lupi ai confini di un altro mondo.
Morena
allora allungava il fischio alle stelle che gli facevano l’occhiolino
e la tranquillizzavano accarezzandola con il vento.
“Sei
troppo buona” le ripeteva la talpa ogni volta che si dividevano il
pranzo.
“Prima
o poi arriverà un lupo che ti mangerà in un boccone” e se ne
andava borbottando fra sé: “Povera marmotta, a esser buoni c’è
solo da perdere”.
Ma
Morena, ferma sui sassi delle sue buone intenzioni, lasciava che la
canzonassero.
Passava
le giornate seduta al banco della “Scuola della Vita” e studiava
coscienziosamente ogni lezione. S’interrogava da sola e sdraiata
nella sua tana meditava le risposte. L’aquila le girava intorno
tracciando un cerchio nel cielo, scrutando quell’allieva indifesa.
La volpe la spiava e i lupi aspettavano solo d’incontrarla, ma lei
sembrava non curarsene.
Uscendo
dalla tana portava con sé la letizia del suo buon cuore e la talpa,
passandole accanto, scuoteva la testa cieca allo splendore.
Era
una sera pesante, con le nubi basse e le rocce corrucciate in smorfie
tenebrose.
Le
stelle mancavano all’appello e il freddo occupava ogni pensiero che
usciva dal suo rifugio. Morena, come al solito, era a sentinella del
suo territorio, quando un ululato le fece voltare lo sguardo.
Dall’altro mondo un lupo stava arrivando, con le fauci spalancate,
correndo senza freni lungo la discesa della fame.
Morena
sapeva che prima o poi sarebbe arrivata l’interrogazione al suo
corso per la Vita. Si girò di scatto, liberò l’accettazione e si
caricò di non rassegnazione.
Chiamò
a raccolta la potenza imparata dal fiume, la calma, che vedeva
distesa nelle ali dell’aquila, l’arguzia appresa dalla volpe e un
pizzico d’incoscienza rubata allo sguardo della talpa. Come un
tuono corse incontro al lupo fischiando come il vento in tempesta. Il
lupo, colto di sorpresa, si spaventò e se la diede a gambe lontano
da quella furia. Tornata la calma la luna sbirciò fra le nuvole
scure e fu felice nel vedere la marmotta sorriderle, mentre il cuore
riprendeva il battito calmo della gratitudine.
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