Viaggi fantastici, itinerari fantasiosi per bambini di ogni età, dentro e fuori dal fagotto
venerdì 26 novembre 2021
Zilvinas Smalys CONFESSIONS II for solo bassoon Michele Colombo Bassoon
venerdì 19 novembre 2021
V.Bruns FOUR VIRTUOSO RECITAL PIECES op.93 for solo bassoon Michele Col...
Nevicava a Leningrado.
Le impronte sulla neve
portavano al Teatro Mariinsky, dove Sergei Prokofiev dirigeva la sua opera “L’Amore
delle tre melarance”. Era tornato in Russia dopo nove anni d’assenza e fra gli
spettatori vi era Victor Bruns, un giovane di 23 anni, iscritto nella classe di
fagotto di Alexander Vasiliev al Conservatorio Rimski-Korsakov.
Il giorno successivo
avrebbe suonato insieme ai suoi compagni, alla presenza del grande Prokofiev,
il suo “Scherzo” op.12 n.9 bis per quattro fagotti.
Quell’incontro, avvenuto
nel 1927, segnò profondamente Victor, che mantenne con il compositore un
contatto importante, divenendo modello dichiarato del suo futuro lavoro
compositivo. Victor Bruns è nato da genitori tedeschi il 15 agosto 1904 nella casa
estiva di Odilla nel sud-est della Finlandia. Emigrati da due generazioni i
Bruns vivevano a Leningrado. La musica era di casa; i fratelli suonavano il
violino e il violoncello, la madre il pianoforte e il nonno cantava in un coro.
Victor, dopo soli tre anni
di Conservatorio vince il concorso per secondo fagotto al Teatro di Stato di
Leningrado.
Negli anni trenta la città
sulla Neva era diventata un centro importante per la musica contemporanea della
giovane Unione Sovietica e Victor Bruns ebbe occasione d’incontrare compositori
famosi come Alban Berg, Franz Schreker,
Darius Milhaud, Arthur Honegger, Igor Stravinsky e Paul Hindemith.
Stimolato da un ambiente
così creativo Victor decise di iscriversi a composizione con Vladimir
Stscherbachev. Completò gli studi nel 1931 e nel 1938 venne espulso dall’Unione
Sovietica stalinista in quanto cittadino tedesco. Fuggito a Berlino divenne
secondo fagotto alla Volksoper Berlin sino al 1944, anno in cui fu arruolato
nella Wehrmacht e fatto prigioniero dai sovietici. Ritornò a Berlino a dicembre
dell’anno successivo lasciando sulla neve leggere impronte, di uomo
completamente denutrito. Sfamato dalla passione per la musica ben presto
ottenne il posto di secondo fagotto con l’obbligo del controfagotto all’Opera
di Stato di Berlino.
Iniziò a studiare
composizione con Boris Blacher e l’attività creativa prenderà sempre più spazio
nella sua vita di musicista, lasciandoci un’ampia opera compositiva: 20
concerti, un numero ancora maggiore di brani di musica da camera per strumenti
a fiato e archi, le Sinfonie dal n. 1 (1943) al n. 6 (1980) e la musica per
balletto. La produzione per fagotto è molto ampia, tra cui questi “Vier
virtuose Vortragsstücke”
op 93 scritti nel 1993.
Nevicava a Berlino e le
impronte sulla neve portavano al cafè "Unter den Linden"
dove ogni anno, il 15
agosto, Victor era solito trovarsi con amici, compositori, musicisti e
fagottisti per festeggiare il suo compleanno.
Era il 6 dicembre 1996 e
per l’ultima volta, dopo il servizio funebre, la famiglia, gli amici, i
fagottisti e i colleghi si ritrovavano in quel caffè ad onorare Victor Bruns,
che continua il suo cammino senza più lasciare impronte sulla neve.
venerdì 12 novembre 2021
Erland von Koch MONOLOG n°5 for bassoon solo Michele Colombo Bassoon
“Più invecchi e più capisci l‘importanza della melodia“ diceva Erland von Koch, compositore svedese nato nel 1910.
Già da bambino, nascosto sotto il pianoforte a coda, ascoltava le melodie con cui gli amici di papà Sigurt, stimato compositore, riempivano la casa.
La mamma, illustratrice di libri, disegnava melodie su bianchi fogli silenziosi che il piccolo Erland seguiva pieno di stupore.
Vicino alla morte, che lo aspettava a Stoccolma il 21 gennaio 2009, Erland von Koch ancora componeva con la semplicità trasparente che lo aveva caratterizzato in tutte le sue opere.
Lungo il cammino ha seminato molte melodie, tra cui quelle dei diciotto Monologhi per strumento solo. Il quinto, del 1975, è quello per fagotto, ben caratterizzato da un’accurata indagine dello strumento, sia in termini timbrici che espressivi. Come tutti i suoi monologhi si apre con un movimento melodioso permeato dall’ispirazione della musica folk svedese e si conclude con un tempo veloce dalla vitalità ritmica.
Raccolgo anch’io la sfida, seminata dall’autore come una briciola di pane, sperando di riuscire a sprigionarne l’aroma che ci riporta a casa, nella melodia del nostro cuore.
Buon ascolto!