L’estate entra a passo di tango con la cicca in bocca. La
moto parcheggiata lungo la strada, che sfrigola calmando i giri del motore. Avanza
a passo deciso e si piazza in mezzo alla pista da ballo. Appoggia il suo
fagotto di magliette, costumi e canottiere ed inizia la sua milonga. Le cicale infervorate
tengono il ritmo e i gelsomini battono le mani profumate. La luna, partita di mattina
presto dall’altra parte del mondo, sta per arrivare. Ha già il suo posto
prenotato sugli spalti del cielo. Piena del suo misterioso sorriso strizzerà l’occhio
a chi la guarderà incantato. L’estate, con la sua gonna di petali, volteggia
sui prati.
E’ un’occasione unica. Bastare allungare una mano e farsi
trascinare nel ballo per essere felici.
Nella storia del fagotto la figura di Eugène Louis-Marie
Jancourt è sicuramente una fra le più importanti.
Nato in Francia nel 1815 è stato un fagottista virtuoso,
un appassionato pedagogo e un compositore, oltre ad essersi dedicato, insieme
al suo collega Luois Auguste Buffet, alla modifica del fagotto nella sua forma
dell'epoca per renderlo uno strumento solista più affidabile.
Quando entrò al Conservatorio di Parigi all’età di 19
anni Eugène portava con sé una valigia piena di talento e una custodia con un
fagotto in pessime condizioni. Allora il suo insegnante, F.R. Gebauer, che non
voleva assistere alla disfatta di un così promettente allievo a causa di uno
strumento rovinato, gli regalò uno dei suoi fagotti. La sua generosità venne
ben presto ricompensata dalla vincita al secondo anno di un importante premio
istituito dal conservatorio per i suoi allievi migliori.
Si laureerà nel 1837 all’età di 22 anni, solo dopo tre di
conservatorio.
Il suo modo di suonare era noto per la "purezza e
per il fascino che, nella sua somiglianza con la voce umana, evitava tutti gli
elementi del grottesco".
Nel 1843 entra come primo fagotto al Théâtre Italien,
ruolo che ricoprirà sino al 1869.
Come solita fece tournee anche in Italia, oltre che a
Londra e in varie città della Francia.
Divenne docente al Conservatorio di Parigi nel 1875 sino
al 1891 quando si ritirò e continuò ad apportare miglioramenti al fagotto nelle
sue carenze meccaniche. Eugène Jancourt morì il 29 gennaio 1901 a
Boulogne-ser-Seine all'età di 85 anni. Lascia 119 opere pubblicate, per la
maggior parte dedicate al suo amato fagotto. Lo studio che vi propongo è il quinto
dei “26 Studi melodici” op.15 editi dalla UE.
Mi sono permesso, ispirato dalla musica di Bernard
Dewagtere (1958) di scrivere dei brevi testi che accompagnano i suoi “5 duetti”
per due fagotti dai titoli evocativi e di sottotitolarli “Children Corner”. A seguire i testi (
in inglese nel video) che descrivono i duetti.
1. TORNANDO DA SCUOLA – Coming home from school
Il pomeriggio si stendeva tranquillo sui prati, ad
ascoltare il minuetto del sole.
Bernard tornava dalla scuola con la cartella in spalla e fischiettando
dava calci ai sassi.
Un colore attirò la sua attenzione. Un punto giallo sul
foglio verde del prato.
A bocca aperta raccolse il Dente di Leone e riprendendo a
fischiettare, con la cartella in spalla s’incamminò verso casa, dove la sua
mamma avrebbe avuto in dono un fiore.
2. IL CAVALLO A DONDOLO – The Rocking Horse
Spinto dal soffio del ricordo il cavallo dondolava
solitario.
Una folata di vento entrò improvvisamente in soffitta e,
arcionato il cavallo, riprese ad inseguire gli Indiani. Se ne volò oltre il
tetto, lasciando sul pavimento il cappello da Cowboy.
Spinto dal soffio del ricordo il cavallo continuò a
dondolare solitario.
3. MERCOLEDI’ PIOVOSO –
Rainy Wednesday
Il cielo grigio aveva spento il sorriso al giorno.
Affacciato alla finestra Bernard sentì le lacrime del
sole tamburellare sul vetro.
Cantavano serene il ritorno azzurro del cielo.
4. SOTTO IL SALICE PIANGENTE – Under the Weeping Willow
Un giro, una giravolta, un giro un’altra volta.
Pensieri spensierati, sorrisi luminosi all’ombra del
salice piangete,
che certo non fa piangere la gente.
5. IL PICCOLO GATTO SMARRITO – The Small Cat Lost
Sul cuscino Bernard scorge un pelo del suo gattino
sparito da tre giorni.
Lo chiama attendendo un “miao”.
Lo ricorda mentre rincorre il gomitolo di lana rossa con
cui la mamma gli sta facendo un pullover
e appoggiata la testa al cuscino si addormenta…
Seguendo il filo rosso lo ritrova avvolto nel suo
maglione.
Karl Kolbinger, fagottista e compositore tedesco (1921-2018)
ha suonato come primo fagotto nell’Orchestra Filarmonica di Monaco dal 1947 al
1950 e nell’Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese dal 1951 al 1984 ed ha
insegnato all’Università di Musica di Monaco. Le sue composizione sono
principalmente per strumenti a fiato. “VORTRAG” per fagotto solo è stato
composto nell’estate del 1994. Si tratta di un brano virtuosistico diviso in
tre parti senza soluzione di continuità. La prima parte suonata “liberamente”
viene seguita da un intermezzo rigorosamente ritmato che termina e si conclude
nella malinconica melodia iniziale.