“E’ così nobile il pianoforte” sorrideva Clotilde, la figlia
del commendator Lamberti,
“Anche il violino è raffinato” faceva notare Fiorenza, la
figlia dell’avvocato Gandolfo …
e giù moine. Il tè delle cinque fumava e senza pudore le
gentili signore recitavano la loro parte, mentre la cara Lucrezia le allietava al
pianoforte a coda con una sonatina di Clementi.
Tutto sembrava cosi a posto! era bello stare in quel
quadretto! nell’amenità di quel pomeriggio con i merletti alle finestre.
Un biscottino al burro e un’asciugatina alle delicate labbra
con il tovagliolo di pizzo, un sorriso da fotografia e avanti con Clementi.
Un altro piccolo sorso di tè, la dose di un passerotto, un
sospiro di compiacimento, una risatina a fior di labbra e giù Clementi.
“Certo che questo Clemente”
“Clementi” corresse prontamente Clotilde
“Si certo Clementi, volevo dire che questo Clementi non è
molto clemente” concluse Fiorenza
“E perché mai?” tirò un sorriso Clotilde
“Poteva farle un po’ meno lunghe queste sonatine, non sono
brutte intendiamoci, ma a un certo momento … come dire …”
“Lo so, ma Lucrezia ci tiene a fare tutti i ritornelli. Un’altra
tazza di tè?” la interruppe Clotilde
Il tè scendeva e Clementi scorreva.
Si voltarono ad osservare la gentile signorina Lucrezia
impegnata a portare avanti la sonatina …
Poi all’improvviso la sonatina arrivò alla fine.
Così all’improvviso che le due amiche quasi non se ne
accorsero, impegnate com’erano ad ascoltare i loro pensieri.
Batterono educatamente le mani annuendo con il capo.
In verità non avevano capito nulla, ma sicuramente deve
essere bello perché si tratta di Clementi che fanno studiare al conservatorio.
“Bello questo Clementi!” disse Clotilde
“Mamma non è Clementi è uno studio sulle scale” spiegò
Lucrezia
“Sulle scale?” intervenne Fiorenza che non capiva cosa
centrassero le scale li in salotto
“Ma pensa” sorrise con aria da intenditrice la mamma “
sembrava Clementi”
“La prossima volta che viene a trovarci la signora Fiorenza
eseguirai una sonatina di Clementi vero cara?”
“Mamma ma ancora non le ho imparate le sonatine di Clementi
è solo due mesi che vado al conservatorio” spiegò Lucrezia
“Ma è la prima cosa che fanno imparare al pianoforte” disse
incredula la mamma, che non voleva passare per inesperta agli occhi dell’amica
“ non è più il conservatorio di una volta” e scuotendo la testa dichiarò
conclusa la discussione.
Il tè s’era freddato e Fiorenza si congedò “La prossima
volta la aspetto a casa mia e Angelica ci
allieterà con il suo violino. Ci farà sentire Viva il do”
“Viva il do?” chiese curiosa Clotilde “ cos’è una canzone?”
“Ma no è un compositore che stava a Venezia” spiegò Fiorenza
“Ah! Vivaldi! quello che ha fatto le quattro stagioni” capì
finalmente l’amica
“Ah,ah!!” sorrise Fiorenza”non vorrai farmi credere che le
stagioni le ha fatte Vivaldi!”
“Certo ne sono sicura” rispose Clotilde
“No cara le stagioni le ha fatte il buon Gesù” decretò
Fiorenza scuotendo la testa con pacata rassegnazione e salutando se ne andò
uscendo dal quadretto.
“Ci vediamo questa sera?” chiese Clotilde a Fiorenza uscendo
dalla Santa Messa domenicale
“Questa sera?” chiese l’amica non ricordando cosa avrebbe
dovuto capitare quella sera.
“Alla stagione musicale! anche tu hai l’abbonamento vero?”
“Ma certo! chi suona che non ricordo?” chiese Fiorenza
“Ma effettivamente non è un gran concerto, vi è uno che
suona il trombone” disse ridacchiando Clotilde
“Il trombone! ma dai!”
si unì alla risatina l’amica
“Si il trombone o il fagotto. Insomma uno della banda.
D’altronde anche loro hanno diritto a un po’ di spazio poverini.” concluse
Clotilde
“Si ma a me non piace molto la banda, sai non è raffinata
come il violino” disse Fiorenza
“E tua figlia ieri com’è stata brava col suo violino! è
molto che studia vero?”
“Altro che, il mese prossimo sono già 17 mesi!”
“E si sente che ha su la mano”
e ognun per la sua via se tornarono dentro al loro
quadretto.
La sera si ritrovarono al concerto della stagione musicale
della città.
Sfoggiavano il loro vestito migliore e con aria competente
iniziarono a leggere il programma di sala.
“ Sergio Azzolini, fagotto” iniziò Clotilde
“Concerto per fagotto di Graupner” continuò Fiorenza “non
sapevo che quello dei televisori scriveva musica” disse ammettendo la propria
ignoranza
“Concerto per fagotto di Hertel” lesse Clotilde “questo è
quello delle pile”disse sicura
“Concerto per fagotto di Galuppi” proseguì “Ma dai anche
quello dei panettoni compone! ormai sono tutti compositori” disse scuotendo la
testa Fiorenza
“Si, ma per banda. Musica popolare, Va bè ormai siam qui!”
Le luci si spensero ed entrò il solista
“Che roba lè ‘na scùa” disse sottovoce Clotilde vedendo per
la prima volta un fagotto
“A mi ma par ‘na gamba del taul” replicò Fiorenza e il concerto
ebbe inizio.
Rimasero subito affascinate dal suono e dalla bravura di
quel fagottista che sembrava ballare mentre suonava, un’ inarrestabile energia
le teneva inchiodate alla musica non permettendo a nessun altro pensiero di
entrare ad interferire con l’evento sonoro.
Erano per la prima volta rapite dalla musica e vissero per
quel periodo una vita che non sembrava la loro.
Quando atterrarono sull’ultimo accordo si guardarono intorno
un po’
spaesate.
Erano imbarazzate da quella inaspettata esperienza: se qualcuno
se ne fosse accorto che figura avrebbero fatto! rimanere rapiti dal fagotto che
suona un pezzo di quello del panettone! fosse stato Bach, Beethoven, Mozart
suonato col piano a coda o col violino della Stradivari il loro orgasmo sarebbe
stato giustificato, ma così non sembrava morale, loro erano dell’alta società,
colte, sapevano quando la musica vale la pena di essere apprezzata.
Aspettarono ad applaudire, non volevano essere le uniche
stupide che non capivano nulla, ma quando l’applauso partì si unirono composte:
non troppo entusiasmo per non fare figure e nemmeno troppo poco da sembrare
maleducate.
Non ebbero il coraggio di parlare ne di guardarsi tra un
brano e l’altro.
Quando il concerto di Graupner ebbe inizio si ritrovarono di
nuovo trascinate senza scampo dalla musica. Avevano le orecchie rosse
dall’emozione il cuore batteva forte e per la prima volta in vita loro sentirono
la voglia di alzarsi e ballare, gridare a squarciagola felici … e che cazzo!!
All’intervallo si alzarono barcollando, con la testa che
girava leggermente come dopo due bicchieri di vino.
Andarono nel foyer.
Si aggiravano spaesate, cercando di ascoltare i commenti del
pubblico.
Avranno avuto anche loro quella travolgente esperienza? si
chiedevano.
Tutti rimanevano cautamente
sul “bravo”, “si non male”, anche se nessuno era rimasto immune
dall’incantesimo di quel “pifferaio”.
E’ mai possibile, pensavano, che possa piacermi di più un
fagotto che suona musiche di chi sa chi piuttosto che un pianoforte che suona
Beethoven?
E’ strano, se no perché tutti suonano il pianoforte o il
violino e nessuno il fagotto?
e perché qui a teatro suonano sempre pianisti e sempre
Beethoven, Schumann, Schubert?
Un prosecco al bar per mandar giù la risposta e di nuovo in
sala per veder se era stato solo un sogno.
“Cazzo” sussurrò per la prima volta in vita sua Fiorenza
quando il concerto finì
e in quell’espressione vi era tutta la vita che si era
giocata all’interno di quel quadretto di merda del tè delle cinque.
“Domani non vengo a prendere il tè” disse all’amica
“Perché” chiese questa
“Mi sono rotta il cazzo di sentire tua figlia che arranca
sulle scale” rispose senza mezzi termini
“Ma Fiorenza! non ti facevo così volgare! comunque anch’io
non verrò da te a prendere il tè perché anch’io mi sono rotta il cazzo di
sentire tua figlia che fa piangere il suo violino”
e prendendosi sotto braccio andarono a chiedere un autografo
a quel diavolo d’un fagottista che era riuscito a distruggere il loro quadretto.
P.S. senza nulla togliere ai grandi compositori citati, ai
pianisti e ai violinisti.
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Il Maestro Sergio Azzolini |