mercoledì 29 agosto 2012

Triglia alla griglia


Aveva percorso tutta la costa mangiando svogliatamente piccoli crostacei e molluschi, stanati grazie ai suoi lunghi e mobilissimi barbigli che gli pendono da sotto la gola.
Aveva rivisto le solite rocce, salutato i soliti amici che in compagnia se ne andavano a spasso per il mare parlando del più e del meno e fermandosi ogni tanto al” Bar del Porto” a fare uno spuntino, ma senza bere neanche un  bicchierino.
Aveva guardato il Riccio di mare con la sua “Lanterna di Aristotele”, recuperata chissà dove e da così tanto tempo, che ormai non si ricorda più nemmeno lui che una volta non l’aveva.
Aveva visto la Spugna di mare pullulare di animaletti con la mania della pulizia e l’Attinia giocare a fare il fiore in un mondo senza sole.
Ma tutto ciò non lo interessava minimamente, non gli importava nulla se qualche pesce era bello, qualcuno originale e qualcun’altro da rimanerci a bocca aperta.
Nuotava dritto per la sua strada e non si fermava più nemmeno ad ascoltare le barzellette del Pesce Pagliaccio e lasciava il Pescecane ricorrere il Pesce gatto senza il minimo interesse.
Rideva in faccia alla Murena che gli pareva uno stronzo mal cagato, e rimaneva persino indifferente a quei secchioni di Delfini col grembiule delle elementari e i loro inutili sforzi per parlare. Di cosa poi?
Arrivò alla sua tana. Si appoggiò al suolo e pensò.
Non è buona cosa per un pesce pensare. Un pesce deve nuotare, mangiare per aver la forza di nuotare e lasciare che l’acqua anneghi tutte le domande e smorzi il suono di tutte le risposte.
Ma lui iniziò a pensare e pian piano cominciò ad avere desideri colorati , a sentire il bisogno di fare qualcosa di particolare, di grande, che gli desse la sensazione, meglio ancora la convinzione, di non essere un pirla come tutti gli altri, uno dei milioni e milioni di stupidi pesci che avanzano movendo la coda come cagnolini e se ne stanno a bocca aperta come imbecilli.
Avrebbe voluto espandersi in uno sfogo di fantasia, di rabbia, avvolgere per una volta quel mare che lo avvolgeva.
Uscì così dal suo nascondiglio e cominciò a nuotare velocemente. Il più velocemente possibile, lottando con quel muro trasparente che frenava la sua corsa e gli bagnava fradicia la sua nuova camicia Hawaiana.
Iniziò a fare ampie giravolte, sempre più veloci, schivando rocce a sbattendo contro le alghe, stando ben attendo a non fare il contrario, perché nel vortice delle acrobazie a volte uno può anche confondersi.
Nell’osservare quella triglia con il motore al posto delle pinne, tutti i pesci rimasero a bocca aperta
“Si, ma anche prima avevano la bocca aperta” pensava ormai con scioltezza la triglia “ devo stupire con qualcosa di nuovo”
Poco lontano da lì c’era, evitata da tutti, una vasta rete per la pesca.
“Ecco” pensò la triglia “ affronterò la rete, sfiderò la morte”
E così senza ne uno ne due si buttò tra le maglie della rete ed inevitabilmente vi rimase intrappolato.
Ora era pronta a morire, aveva visto il limite della pazzia e allungato le branchie per baciar la morte e questa non l’aveva perdonato.
Nel cuore però aveva ancora quel incontrollato desiderio di stupire. Stupire se stesso e aprire la bocca in un morso universale.
Rimase ad aspettare che la morte lo raccogliesse, si degnasse di venire a prenderlo e di spegnere quel cuore impazzito.
Quel momento arrivò e la rete fu alzata verso il cielo.
“Il paradiso!” esclamò meravigliata la triglia appena affiorò dall’acqua.
Tutto quel mare ai suoi piedi e quel panorama pieno di luce, una luce che sorrideva in un mare senz’acqua!
Per qualche istante la triglia ebbe la convinzione di essere riuscita a contenere il mare, di essere veramente un pesce speciale.
A un soffio dalla morte visse un alito di vittoria.
Ma pian piano iniziò a mancargli l’acqua , l’aria lo annegava e cominciò a perde i sensi.
Fu presa velocemente e messa su uno scoglio.
Com’era bello vederla morire!
Il suo corpo via via assumeva colori diversi, dal rosso vivo al rosso pallido, dal viola al rosa.
Il pescatore finito la spettacolo la prese fra le mani e camminando verso i compagni gridò
“Toni, è pronta la griglia? “

1 commento:

  1. La Vita è beneficio per sè e per tutti.
    La Morte è beneficio per sè e per tutti.
    Vita e Morte son beneficio eterno.
    OhmGuru

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