mercoledì 27 marzo 2013


Audizione alla Athletic Symphony Orchestra.
Prova finale: concerto di Mozart sotto sforzo

domenica 17 marzo 2013


C’era un tempo in cui le principesse amavano gli eroi che riuscivano con
la loro musica a mettere in accordo i dissapori, a predisporre al bene e
a  liberare la melodia del cuore.
C’era un tempo in cui gli eroi amavano le principesse che volavano 
nel silenzio lasciato dalla loro musica.




domenica 10 marzo 2013

La soluzione




Era un orco, aveva uno sguardo annebbiato e un castello tra le nuvole.
Le cornacchie volavano nel suo cielo come punti irrequieti che non trovano la fine e quando rideva, facendo un fracasso da smottamento, volteggiavano impazzite come punti esclamativi.
Il suo castello era grande, molto grande, essendo lui grande e grosso come una torre.
Nella cuccia teneva un porco e nelle torri del mastio cento pipistrelli a testa in giù.
Il suo sguardo lo conservava nella ghiacciaia e il suo cuore freddo scolpito nella roccia.
“Caro Mangialocchi che piacere vederti, come stai?” si salutava guardandosi allo specchio.
Lo specchio ad ogni riflesso dell’orco allungava una piccola crepa ed ormai era ridotto in mille incrinature. Un giorno l’orco Mangialocchi lo trovò completamente frantumato.
”E’ crepato” disse con un ghigno e si mangiò i vetri.
Il suo stomaco specchiandosi rimase di stucco scoprendosi di ferro.
Quel giorno non digerì e per distrarsi si appese alle travi del mastio a testa in giù per vedere i pipistrelli in faccia. Ma i pipistrelli spaventati volarono via lasciandolo solo a contemplare il mondo alla rovescia. Fu allora che si confuse, perché dopo un po’ non riuscì più a capire qual ’era il verso giusto per stare al mondo.
Un boato fece sbattere le porte del castello, l’orco aveva ruttato e cadendo dalla trave capì d’aver digerito.
Mise il guinzaglio al porco e s’incamminò lungo il sentiero che conduce al paese dei Mamalocchi.    
I Mamalocchi sono il cibo preferito dell’orco Mangialocchi e sono anche dei gran fifoni e appena sentirono dell’orco l’odore si rifugiarono tutti  fra le mura di una cantina segreta.
“Ed ora basta!” cominciarono a lamentarsi
“Basta!”
“Basta!”
“Siamo stufi di scappare, di finire come gnocchi nella pancia dell’orco!”
“Si siamo stufi” rispondevano in coro i Mamalocchi facendosi coraggio.
Il più saggio di tutti propose di trovare una soluzione al problema.
“E’ vero, troviamo una soluzione!”
“Ma certo!” acconsentì il sindaco felice
Il silenzio cadde dal cielo e i Mamalocchi, come gocce di brina, se ne stavano ad aspettare il sole di una soluzione che le sciogliesse.
Finalmente qualcuno propose di attaccare all’orco una campanella, così che ogni volta che si avvicinava loro potevano sentirlo e non essere colti di sorpresa.
“Bella idea!”
“Fantastica idea!” e felici sciolsero la riunione.

L’orco e il suo porco intanto, non trovando nessuno da mangiare erano tornati fra le nuvole a chiedersi se tutto ciò che vedevano non era per caso al rovescio.
“Maledetti pipistrelli!”  sbuffava  l’orco mentre pisciava contro vento.
Passò una settimana. L’orco rimise il guinzaglio al porco e s’incamminò, scrutato dalle cornacchie che gracchiavano spaesate in un cielo sempre più grigio.
Quando arrivò nei pressi del paese dei Mamalocchi si fermò meravigliato nel vederli tranquilli e sereni, come se lui non esistesse.
“Vedrai che non sono più così saporiti” disse al porco e col dubbio, che in quei giorni gli aveva bagnato tutti i vestiti, s’incamminò verso il paese.
Poveri Mamalocchi!
Tutti erano d’accordo che il campanello era una fantastica idea, ma nessuno aveva avuto il coraggio di metterla in atto e tutti credevano che qualcuno lo avesse fatto.
All’orco non rimase che mangiarseli tutti con una facilità che lo preoccupò:
“Non è che per caso erano avariati?”


giovedì 7 marzo 2013

I lampioni del signor Camillo






Il signor Camillo, appena il giorno se ne va ed il sole sparecchia la tavola,
 in silenzio s’incammina lungo la via.
Lascia che i lampioni custodiscano briciole di sole e che moscerini e zanzare si innamorino del loro bagliore.
Avanza lentamente e lascia che ogni cono di luce gli regali il proprio gusto.
Il signor Camillo lascia che i suoi pensieri perdano la strada …
 e finalmente tira un sospiro di sollievo.
Rientra lasciando che i lampioni rischiarino la  sua leggera felicità che canta dolce come il suono di un fagotto.
Spegne la luce e sotto le coperte s’incammina nel sogno, lasciando che le stelle gli raccontino il loro punto di vista.