sabato 29 maggio 2021

Antonio Covello CLOCHES LIGNEUSES Michele Colombo Bassoon Elio Marchesi...

Vi propongo la registrazione live della prima esecuzione assoluta di “Cloches ligneuses” di Antonio Covello (1985), una composizione per fagotto e marimba dedicata a me, Sandro Gorli ed Elio Marchesini, eseguita in occasione del concerto d’inaugurazione della Sala Donatoni a Milano, gestita dal Divertimento Ensemble.

“Cloches ligneuses” (campane legnose), suoni sospesi al confine con il silenzio, che oscillano in movimenti di semitoni, spinti da leggeri soffi di tempo imperituro.

domenica 23 maggio 2021

Vincenzo Menghini STUDIO N.5 Michele Colombo Bassoon

Sperando di far cosa gradita al Maestro Menghini, vi propongo lo studio n.5, dei 50 che ha pubblicato, accompagnato dalla lettura di una poesia che la musica mi ha ispirato.


In note di profumo leggero
sull’altalena di soffi di vento
danzano liberi i petali oltre le radici
con una piroetta girano immobili nel tempo
cadono fiocchi di petali
si alzano sorrisi
soffiano sospiri
spinge il vento
dondolano i petali
si posa la danza
svanita nel profumo.

giovedì 20 maggio 2021

Fabio Gianolla TANGO per fagotto multifonico Michele Colombo Bassoon

Fabio Gianolla, nato nel 1978, si è diplomato Conservatorio di Latina.
Successivamente si è perfezionato con Giorgio Mandolesi e Sergio Azzolini.
E’ proprio quest’ultimo che invita Fabio a scrivere dei brani da presentare al diploma per il Master.
Siamo nel 2008 e Fabio, fagottista eclettico, pensa di comporre delle danze antiche e moderne per fagotto multifonico.
Crea una tabella di posizioni per ottenere dei suoni multipli basati su accordi e ci regala una suite di danze originali utilizzando i suoni multifonici da lui creati.
Il tango che vi presento è il primo brano della raccolta che prevede anche una danza del ventre, un brano Funk, una Danza aborigena ed una Afrocubana. Le Danze Antiche e moderne si posso trovare da Editions Musica Ferrum.

martedì 18 maggio 2021

IL TESORO DI BULUK

 

C’era una volta, in un paese lontano, un tesoro tanto grande da non riuscire a portarlo via.
Il paese di cui parlo è così lontano che per arrivarci non bastava un anno.
In molti erano partiti per conquistare quel tesoro, ma pochi, pochissimi, erano riusciti ad arrivare.
Tutti si perdevano durante la strada.
Qualcuno sbagliava direzione, qualcuno si stancava e qualcun altro, durante il viaggio, incontrava il Mago Abbaglio.
Il Mago Abbaglio è molto potente, ti fa vedere cose che non ci sono, ti fa toccare cose che non esistono e, senza che te accorgi, ti rinchiude in una prigione trasparente. 
Buluk , un bambino dal nome turco che significa nuvola, sentendo un giorno parlare di un tesoro tanto grande da non riuscire a pesarlo, ne a misurarlo, decise di partire per quel paese così lontano che non bastavano dieci paia di scarpe per raggiungerlo.
Salutò la mamma e il papà e, con un fagotto in spalla, s’incamminò con passo deciso.
A vederlo sembrava un guerriero, pronto ad affrontare tutte le battaglie.
Camminò senza stancarsi, come una ruota che rotola in discesa, per tutto il giorno.
Continuò, con due ginocchia che dovevano essere di ferro, per un mese intero.
Dopo tre mesi le orme dei suoi passi avevano lasciato una scia tanto lunga che si vedeva dalla luna.
Un giorno tirava un altro, come ciliegie dell’albero della vita, e Buluk camminava, camminava come avesse un  motore al posto delle gambe.
Aveva ormai preso la rincorsa e rotolava anche in salita, come una palla lanciata dal campione del mondo.
Con lo sguardo puntato all’orizzonte non perdeva mai la strada e alla sera, prima di addormentarsi, attaccava con la punta di una stella la mappa del tesoro, per non farsela rubare.
I mesi passavano in fila, marciando senza pausa e Buluk li seguiva stando al passo.
Incontrò il Mago Abbaglio in un giorno d’estate, seduto su un’altalena.
“Dove stai andando?” gli chiese.
“Alla ricerca del tesoro” rispose Buluk.
“Non devi più cercare, il tesoro è qua” sorrise il mago.
Buluk si guardò intorno.
“Non vedo nulla” disse continuando ad osservare.
“Sali sull’altalena”.
Buluk salì e il mago lo spinse tanto forte che gli sembrò di volare.
“Che ne pensi?” gli chiese il mago.
“E’ bello, non c’è dubbio, ma si torna sempre al punto di partenza” rispose Buluk e salutato il mago riprese a camminare con lo sguardo fisso all’orizzonte.
Arrivò al paese del tesoro così stanco da non ricordare nemmeno il suo nome.
Non sentiva più i piedi ne le gambe e leggero come una nuvola si alzò in volo.
Da lassù vide il mondo tutto intero e scoprì di aver trovato il tesoro.
Emozionato da non poterne più, capì che lui era parte del tesoro.
Una pepita d’oro così preziosa da non essercene una uguale in tutti i mondi.
Sereno lasciò che Buluk, la nuvola, si disperdesse nel cielo, lasciando alle stelle il riflesso del tesoro che aveva conquistato, lasciando, attaccata alle stelle, la mappa del tesoro.
Quando tornò a casa i suoi genitori dovettero mettere gli occhiali da sole da  tanta era la luce che emanava il tesoro dentro al suo cuore.

Il paese di cui parlo è così lontano che per arrivarci non bastava un anno.
In molti erano partiti per conquistare quel tesoro, ma pochi, pochissimi, erano riusciti ad arrivare.
Tutti si perdevano durante la strada.
Qualcuno sbagliava direzione, qualcuno si stancava e qualcun altro, durante il viaggio, incontrava il Mago Abbaglio.
Il Mago Abbaglio è molto potente, ti fa vedere cose che non ci sono, ti fa toccare cose che non esistono e, senza che te accorgi, ti rinchiude in una prigione trasparente. 
Buluk , un bambino dal nome turco che significa nuvola, sentendo un giorno parlare di un tesoro tanto grande da non riuscire a pesarlo, ne a misurarlo, decise di partire per quel paese così lontano che non bastavano dieci paia di scarpe per raggiungerlo.
Salutò la mamma e il papà e, con un fagotto in spalla, s’incamminò con passo deciso.
A vederlo sembrava un guerriero, pronto ad affrontare tutte le battaglie.
Camminò senza stancarsi, come una ruota che rotola in discesa, per tutto il giorno.
Continuò, con due ginocchia che dovevano essere di ferro, per un mese intero.
Dopo tre mesi le orme dei suoi passi avevano lasciato una scia tanto lunga che si vedeva dalla luna.
Un giorno tirava un altro, come ciliegie dell’albero della vita, e Buluk camminava, camminava come avesse un  motore al posto delle gambe.
Aveva ormai preso la rincorsa e rotolava anche in salita, come una palla lanciata dal campione del mondo.
Con lo sguardo puntato all’orizzonte non perdeva mai la strada e alla sera, prima di addormentarsi, attaccava con la punta di una stella la mappa del tesoro, per non farsela rubare.
I mesi passavano in fila, marciando senza pausa e Buluk li seguiva stando al passo.
Incontrò il Mago Abbaglio in un giorno d’estate, seduto su un’altalena.
“Dove stai andando?” gli chiese.
“Alla ricerca del tesoro” rispose Buluk.
“Non devi più cercare, il tesoro è qua” sorrise il mago.
Buluk si guardò intorno.
“Non vedo nulla” disse continuando ad osservare.
“Sali sull’altalena”.
Buluk salì e il mago lo spinse tanto forte che gli sembrò di volare.
“Che ne pensi?” gli chiese il mago.
“E’ bello, non c’è dubbio, ma si torna sempre al punto di partenza” rispose Buluk e salutato il mago riprese a camminare con lo sguardo fisso all’orizzonte.
Arrivò al paese del tesoro così stanco da non ricordare nemmeno il suo nome.
Non sentiva più i piedi ne le gambe e leggero come una nuvola si alzò in volo.
Da lassù vide il mondo tutto intero e scoprì di aver trovato il tesoro.
Emozionato da non poterne più, capì che lui era parte del tesoro.
Una pepita d’oro così preziosa da non essercene una uguale in tutti i mondi.
Sereno lasciò che Buluk, la nuvola, si disperdesse nel cielo, lasciando alle stelle il riflesso del tesoro che aveva conquistato, lasciando, attaccata alle stelle, la mappa del tesoro.
Quando tornò a casa i suoi genitori dovettero mettere gli occhiali da sole da  tanta era la luce che emanava il tesoro dentro al suo cuore.



giovedì 13 maggio 2021

Etienne Ozi CAPRICCIO N°13 per fagotto solo Michele Colombo Bassoon

Come un bimbo che non ha ancora capito che non si può avere tutto, ogni tanto mi piace fare i Capricci. Brevi, innocenti, per mettere in moto, su circuiti da acrobata, un’ improbabile realtà e vivere per un attimo l’illusione che basta fare bene i Capricci per strappare un po’ di felicità.

giovedì 6 maggio 2021

Sergio Romani DUE ACQUARELLI MUSICALI per fagotto solo Michele Colombo B...

Di Sergio Romani, stimato fagottista di cui ho già avuto il piacere di registrare suoi tre divertimenti, vi propongo due Acquarelli Musicali degli undici che ha dipinto coi colori caldi della musica. Si tratta di un Blues e un Tango disegnati con tratto deciso e mai scontato, ricchi di sfumature sapientemente dosate. Sergio Romani ancora una volta da mostra del suo naturale talento e del suo genuino amore per la musica e per il suo strumento. Ad accompagnare l’esecuzione dei suoi Acquarelli ho pensato di utilizzare due disegni di mio padre. Credo abbiano in comune la naturalezza e la spontaneità del tratto. Chi volesse conoscere le opere di Giancarlo Colombo è invitato a visitare la mostra che sto allestendo in suo onore.