lunedì 6 maggio 2013



Il Circo Koloss

Aveva lunghi baffi neri  con le punte rivolte in su, una pelle di ghepardo da canottiera, muscoli come tronchi e uno sguardo da temporale.
Si esibiva al circo Koloss e il suo numero era il più atteso e apprezzato di tutto lo spettacolo.
“Ed ora ecco a voi signore e signori, bambine e bambini, direttamente dalla Malesia, il più grande domatore di tutti i tempi: Augusto e le sue tigri!”

“Le mie tigri – diceva – sono animali intelligenti, anche più di qualcuno qui che cammina a due zampe fuori dalle gabbie”.
Il domatore Augusto aveva un figlio, Alfonso, di sette anni.
Alfonso amava le tigri e in modo particolare Timox, un tigrotto con il quale passava gran parte del suo tempo a giocare.
Giocavano a prendersi, a nascondino, a  rotolarsi nei prati, facevano lunghe camminate sulle verdi colline e spesso si addormentavano, stremati dal tanto giocare, uno vicino all’altro, proprio come due fratelli

.


Fu durante la fiera di San Martino, con il circo accampato al limitare del grande bosco di Sik, che ad Alfonso e Timox capitò d’ascoltare una musica così bella da lasciarli a bocca aperta. Stavano camminando lungo il fiume quando udirono una musica.
La seguirono e si ritrovarono davanti ad un musicista. Suonava uno strano strumento che Alfonso e Timox non avevano mai visto.
Era un lungo tubo di legno collegato alla bocca del suonatore da un fine cannello ricurvo e il suono che usciva da quel misterioso strumento era assolutamente incantevole. Rapiti dal suono Alfonso e Timox rimasero immobili ad ascoltare.
“Che strumento è?” chiese Alfonso emozionato appena la musica finì.
“Un fagotto” rispose il musicista.
Tornando al circo Alfonso aveva un solo pensiero in testa: suonare il fagotto.
La mattina seguente infatti, con il suo amico tigrotto, corse dove il giorno prima aveva incontrato il fagottista, per chiedergli di insegnargli suonare.
Ma non trovò nessuno.
Aspettò tutto il giorno e solo quando il sole iniziò a tramontare  si decise a tornare a casa.
Il giorno dopo appena sveglio andò a chiamare Timox e via di corsa ad incontrare il fagottista! ma giunti nel prato videro che anche il fagottista non c’era. Aspettarono per tutto il giorno e quando il sole iniziò a tramontare tornarono delusi verso casa.
Il giorno dopo la stessa cosa ma ancora senza risultato, tanti bambini a questo punto si sarebbero arresi ma Alfonso no, lui era deciso, voleva suonare il fagotto e nulla l’avrebbe fermato.
Per una settimana si recò nel prato,aspettava tutto il giorno e solo quando il sole spariva dietro la collina si alzava per ritornare a casa.
Al settimo giorno, quando ormai stava per perdere ogni speranza, ecco arrivare il fagottista.
“Voglio imparare a suonare il fagotto!” gridò Alfonso felice correndogli incontro.
“Devi avere pazienza, devi aspettare” disse il fagottista
“Non c’è problema è una settimana che aspetto! quando possiamo iniziare?”
“Caro bambino forse non hai capito, sei troppo piccolo. Il fagotto è più alto di te! Mi dispiace molto ma devi aspettare ancora qualche anno”
“Qualche anno!” rispose Alfonso “ma io non posso aspettare così a lungo!” e se ne andò con le lacrime agli occhi, seguito dal suo amico Timox con la coda tra le gambe.
Non era un bambino capriccioso, ma l’idea di dover aspettare tutto quel tempo gli sembrava insopportabile… e ingiusto… e triste, maledettamente triste.

I Trapezisti

Si chiamavano “Fratelli Isoscele” i trapezisti del circo Koloss.
Erano quattro fratelli nati sugli alberi e senza una minimo di paura. Si lanciavano a capofitto nel vuoto e un attimo prima di schiantarsi al suolo compariva dal cielo un fratello, che li salvava dalla morte.
“Noi con la morte ci giochiamo, è per questo che non moriamo mai, è nostra amica” dicevano sorridendo.
Nel momento più pericoloso del loro spettacolo, il doppio salto mortale, sottolineavano la tensione con quello che Timox il tigrotto scambiava per un temporale: un rullo di tamburo.
Appena Timox lo sentiva andava a nascondersi di corsa sotto la prima cosa che gli offriva un rifugio e chiudeva gli occhi dalla paura.
Gli piaceva pensare che il forte applauso che lo liberava dalla paura, fosse per lui, per aver superato quella prova. Ma sapeva che in realtà quell’applauso era per i fratelli Isoscele, che ancora una volta avevano vinto la partita con la morte.
Ebbene, un giorno il sospirato applauso non arrivò. Un grido di terrore lo sostituì.
Quando Timox riuscì ad aprire gli occhi, vide Iso, il più piccolo dei fratelli, steso al suolo, immobile. Qualcosa quella volta era andato storto. Mentre il piccolo trapezista veniva soccorso, qualcuno dal pubblicò gridò: “ Portatelo dalla Maga”.
Abitava infatti nel bosco di Sik, ai cui margini il circo aveva piantato il tendone, una maga dai super-poteri.
Si addentrarono nel bosco guidati da un indigeno e sparirono fra gli alberi.
Ritornarono il giorno dopo alle prime luci dell’alba e con Iso sorridente e arzillo come se nulla fosse successo, pronto a lanciarsi un’altra volta nel vuoto  .
Quel miracoloso evento sconvolse tutto il circo e i fratelli Isoscele, che dal quel giorno decisero di aggiungere un nuovo numero al loro spettacolo, un numero pericolosissimo che chiamarono “Il triplo salto mortale del mistero” in onore della maga.

La Maga

Erano ormai da parecchi giorni accampati al confine del bosco di Sik, ed era ora di cambiare piazza.
Ad Alfonso non era ancora ritornato il sorriso perché nel cuore aveva ancora il desiderio di suonare il fagotto.
Pioveva e faceva freddo e Augusto il domatore cambiò la sua canottiera di ghepardo con un maglione di pelo di orso.
Arrivava l'inverno e con sé portava un lungo difficile periodo  per il piccolo circo Koloss, anche Girolamo il clown non riusciva più a far ridere nessuno in quel periodo e il finto naso rosso non lo metteva più, perché il suo era già rosso a sufficienza.
Si iniziarono a smontare le tende e Timox il tigrotto se ne stava in disparte a pensare.
Pensava e ripensava e alla fine si fece coraggio e partì. Senza voltarsi indietro prese il sentiero che portava nel cuore del bosco e lasciò il circo senza che nessuno se ne accorgesse. Era dal giorno della caduta di Iso che ci pensava ed ora finalmente aveva deciso: voleva andare dalla Maga.
Camminava da più di un'ora quando il buio lo sorprese. Cominciò ad avere paura e si fermò. Prese in considerazione l'idea di tornare indietro, ma il suo cuore di tigre gli fece coraggio e proseguì. Come un cieco avanzava a tentoni nel buio del bosco.
Inciampava continuamente nei sassi, nelle radici che affioravano dal terreno, dei rami secchi che pendevano dagli alberi gli grattavano la schiena , ma per il tigrotto erano mani di strega che lo trattenevano dalla coda.
Stava perdendo ormai tutte le speranze quando intravide una luce, era una fioca lucina che arrivava da una capanna.
Timox la raggiunse … bussò alla porta … e la porta si aprì.
Vi era un grande camino con un nero pentolone, nel buio vide due occhi gialli di un gatto nero … due occhi gialli di un corvo nero ed un ramarro che andò a nascondersi nel carbone.
Poi una voce: “ Lo so”
“Io sono Timox” si presentò il tigrotto
“Lo so” rispose la voce
“Arrivo dal circo”
“Lo so”
“Sono venuto per..”
“Lo so” lo interruppe la misteriosa voce
“Ho visto piangere il mio amico Alfonso e …”
“Lo so”
“Lui vuole tanto suonare il fagotto …”
“Lo so” continuava a interrompere la voce
“Ma il fagotto è troppo grande per lui” spiegò Timox
“Lo so” ripeteva la voce
“Mi chiedevo se lei …”
“Dipende da te. Tigrotto fa rima con fagotto”
“Ebbene?” non capiva Timox
“Per Alfonso ci vorrebbe un fagotto piccolo.
Piccolo come la tua coda”
 “Come la mia coda?” non capiva Timox
“Sei disposto a rinunciare alla tua coda per il tuo amico?”

La sorpresa

Quando Alfonso si alzò, la carovana del circo era in cammino sotto una pioggia grigia e impietosa. Il piccolo domatore aveva sognato di suonare un piccolo fagotto e andò di corsa nella gabbia delle tigri per raccontarlo al suo amico Timox, ma Timox non c'era. Non ci pensò un secondo e saltato giù dal carro si mise a correre disperatamente alla ricerca del suo amico tigrotto.
Arrivò al vecchi accampamento ai confini del bosco bagnato come un pulcino. Non vi era nessuno, c'era solo il grande cerchio chiaro lasciato dal circo sul prato.
Un' improvviso sconforto assalì Alfonso, si sedette sull'erba bagnata...e fu allora che lo vide; sotto un grande masso, al riparo dalla pioggia, c'era Timox tremante e impaurito.
L'amico allora gli corse incontro gridando:”Timox, Timox!”
“Ho avuto paura”disse serio il tigrotto appena fu raggiunto.
“Non temere, ci sono io ora”
“Ho una cosa per te” sorrise allora Timox e si spostò mostrando ad Alfonso...
“Un fagotto!! un piccolo fagotto!! - esclamò incredulo Alfonso – ma!.. ha il colore della tua pelliccia...è lungo come la tua coda!.. Timox dov'è la tua coda?!”
“Non preoccuparti - lo rassicurò il tigrotto – la Maga mi ha detto che mi ricrescerà”
e si abbracciarono così forte che un raggio di sole sbucò tra le nuvole per osservare sorridendo la fine di questa storia.
Augusto li ritrovò così; abbracciati e illuminati da un raggio di sole.


Finale

L'anno successivo, quando il circo tornò ai confini del bosco di Sik, la fila alla biglietteria era così lunga che non se ne vedeva la fine
Tutti avevano sentito parlare del concerto di Alfonso con il suo fagotto tigrotto e nessuno aveva intenzione di perderselo, si raccontava infatti che ad ascoltarlo si rimaneva  felici per più di un mese.