martedì 14 luglio 2020

FAGOTTO SOLO


Sono arrivato a Golasecca con una sete da diabete.
Sono andato al bar dell’oratorio dove servivano solo Spuma, “va bene” ho pensato “mi predispone all’esecuzione de “Le tre caravelle” il mio nuovo brano che avrei eseguito di li a poco nella chiesa di Santa Pazienza.
Ho subito avuto la sensazione che ci sarebbe stata poca gente.
Al campo sportivo c’era la grigliata con ballo liscio. “Ivo e Ivana” suonavano dal vivo e in televisione c’era la partita di pallone.
“Chissà se questa sera ci sarà qualcuno al concerto” chiesi al barista
“Concerto? quale concerto?” mi chiese a sua volta cadendo dalle nuvole
“Si, c’è il concerto per fagotto solo, qui in chiesa” risposi
“Ma dai! al savevi mia! (non lo sapevo) cos’è sto fagotto? chiese con un mezzo sorriso sparendo dietro al bancone
“Ci sarà sicuramente il Berto” disse ricomparendo con due bottiglie di spuma in mano.
“Il Berto?”
“Si, la so dona (sua moglie) l’ha parcheggiato in chiesa, perché deve accompagnare il Don a dire il rosario per il povero Patana”
Infatti arrivato in chiesa vi era seduto in prima fila un signore con la tuta e un deambulatore con seduta.
Alle 20 sono uscito per dare inizio al mio concerto e il Berto era rimasto l’unico spettatore.
Ho iniziato a suonare Monolog di Yun ed ero soddisfatto, era proprio un monologo!
Finito Monolog Berto rimase in silenzio senza applaudire e mi osservò con compassione.
Ho suonato un brano dopo l’altro sotto lo sguardo smarrito di Berto che non capiva se tutto ciò era uno scherzo o un sogno.
Durante l’esecuzione del mio brano “Le tre caravelle” tra la Nina e la Pinta Berto si è addormentato. Si è svegliato esclamando “Santa Maria” nel vedermi ancora li a soffiare in quel tubo.
Dopo il brano di Stockausen è arrivata la moglie di Berto.
Fatto il segno della croce e la genuflessione mi guarda con aria scettica e di sfida, come davanti al demonio.
Senza aspettare che finissi il brano cominciò a parlare ad alta voce al marito
“Mo anem a cà che te vedet la partida” (adesso andiamo a casa a vedere la partita)
“E’ dalle sette e mezza che son chi seta giò cristo!” parlò per la prima volta il povero Berto e appoggiato al deambulatore prese il corridoio verso l’uscita, mentre io portavo a termine “Freundschaft”
Arrivati in fondo alla chiesa la moglie, dopo la genuflessione mi disse “Complimenti” e sparì lasciando la chiesa completamente vuota.
Ho eseguito l’ultimo brano in programma “L’uovo” una mia composizione che sta praticamente in piedi da sola e nel silenzio mi sono inchinato alla musica.
Sono andato senza concedere bis, mentre arrivava l’eco del “Valzer del moscerino” accompagnato dall’odore delle salamelle



venerdì 10 luglio 2020

O.K.Mathè DIE SAUFERSONNE per flauto, fagotto e fisarmonica

Ubriaco, con il calice pieno del volo degli uccelli, si libra nell’ultimo sorso che lo trasporta oltre il confine del foglio dove è solito disegnare le sue giornate.
Con la matita del pensiero fuori controllo, che scarabocchia misteriosi disegni, si ritrova in una realtà sconosciuta, dove i bordi delle cose sbavano nell’illusione.
Traballante cammina sull’orlo del respiro, in equilibrio tra la pazzia e la beatitudine.

Trio FFFortissimo
Flauto Barbara Tartari
Fagotto Michele Colombo
Fisarmonica Davide Vendramin


mercoledì 1 luglio 2020

IL BISONTE


Le porcellane, ordinate nella cristalleria, addobbano il pomeriggio con la loro elegante fragilità. Aspettano imbambolate il tè delle cinque.
Sorsi di bollenti pettegolezzi. Silenzi interrotti dal tocco pulito dei cucchiaini abbandonati lungo il ciglio dei piattini.
Zollette di moine sciolte in discorsi annacquati.
Protette dalla loro delicata consistenza col vetro della falsità, disegnano fantasie fiorite, riempiendo di vuoto le tazze decorate.
Un leggero fremito improvvisamente rompe l’incanto e il servizio da tè inizia a trillare. Campanelli d’allarme, fra le pile dei piattini, segnalano il pericolo.
Aumenta il tremore, accompagnato da un tuono lontano.
Rimbomba il suono secco degli zoccoli della fatalità.
Cadono le tazze, rovesciando litri di chiacchiere sul tappeto del nulla.
Il bisonte dell’impermanenza irrompe nel soggiorno mandando in frantumi la cristalleria. Fra il polverone di quel disastro, nel silenzio di cocci rotti, s’intravede lo sguardo mite dell’animale che guarda oltre.
Guidato dall’istinto proseguirà, sino alla prossima fermata, sulla pista verso casa.