lunedì 3 marzo 2014

IL LEONE E IL CONTADINO


(parafrasi su una favola di Esopo)

Arrivò accompagnato dalla banda, in grande stile! Come si conviene ad un re.
“Suvvia! Suonate un altro pezzo sfaticati! Siete la banda del re di tutti gli animali, non del lodevole municipio” e in pompa magna il leone giunse davanti alla casa del contadino. Si piazzò fiero in mezzo al cortile e aspettò che la banda finisse di suonare.
“Son venuto a chiedere in sposa vostra figlia” disse infine con una tale decisione che più che una richiesta sembrava un ordine.
Quando il contadino aprì la porta cigolante la banda riattaccò a suonare.
“Basta! Silenzio! non esagerate adesso, lasciate parlare il contadino”
Questi, che esitava a concedere la figlia a una belva e che non osava negargliela per la paura, escogitò questo espediente:
“Siete sicuramente degno di sposare mia figlia” disse ”ma non posso concedervela”.
Il leone nel sentire quella risposta digrignò i denti e diede una zampata, la paura riempì il cortile e il contadino faticava a respirare. A meno che…” riuscì a sussurrare a un certo punto “…voi non vi strappiate le zanne e tagliate gli artigli, perché mia figlia ne ha paura”.
Il leone rimase in silenzio, non si aspettava certo una risposta simile. L’imbarazzo serpeggiò tra i musicanti della banda reale: chiedere al re di rinunciare alla sua forza?!
“Va bene” rispose il leone “ci rivedremo tra una settimana”. Tutti rimasero senza parole.
“Suonate imbecilli! Il vostro re si sposa” e se ne andò accompagnato dalla banda. 
Dopo una settimana il leone, privo di zanne e artigli, arrivò dalla foresta scortato dalla sua fedele banda, si piazzò davanti alla casa del contadino, emozionato e fiero.
Sì, perché era convinto che bisognava avere coraggio nel sottoporsi, per amore, a quelle mutilazioni,
Quando la banda finì di suonare ecco comparire sull’uscio di casa la sposa a braccetto con suo padre. Una marcia nuziale accompagnò la sposa davanti al leone. 
Il leone alzò la sua zampa senza artigli e allargò un sorriso senza denti. Il contadino allora, con grande sorpresa di tutti, estrasse dalla cintura un gran bastone e cominciò a colpire il leone che, privo di zanne e artigli, non ebbe altra scelta che scappare a gambe levate; ovviamente seguito dalla banda. 

Quando furono al sicuro nella foresta il leone salì su una grande roccia e dopo aver ruggito al cielo come un tuono, guardò i suoi sudditi e disse loro: “Non mi meritava” e si allontanò gridando “Suonate imbecilli! Non sono mica morto”.