venerdì 30 ottobre 2020

Danilo Zaffaroni LOOPS FOR BASSOONS Michele Colombo Bassoon


Se il timbro di un fagotto è già di per sé bello, quello di più fagotti che suonano insieme non può essere, ovviamente, che...bellissimo!

Sulla base di questa semplice considerazione ho scritto il brano “Loops for bassoons” per ensemble di fagotti e ...una “spruzzata” di suoni di elettronica.

L'invito alla composizione del pezzo mi è stato rivolto dall'amico e, da me stimatissimo strumentista, Michele Colombo.

Un brano che sarebbe poi stato, nelle sue intenzioni, registrato e “postato” sul suo personale, e ben seguito, canale YouTube (al quale vi consiglio vivamenete d'iscrivervi).

Anche tale prospettiva mi allettava non poco e così ...mi son messo al lavoro!


Il brano si apre con un “assolo” che serve a preparare e a mettere in evidenza 4 note (Re, La, Do, La) che saranno lo spunto del tema principale del pezzo.

In tale preludio si “gioca” un po' con queste note intercalate da svolazzi, scale e altri passaggi melodici che comunque riconducono sempre alle 4 note-chiave sopra menzionate.

Anche in questo caso devo dire che la bravura di Michele viene ben in evidenza, sapendo interpretare e arricchire con sfumature e colori timbrici vari del suo strumento queste poche e semplici note introduttive!

Ha successivamente inizio il brano polifonico ottenuto con il montaggio di sovraregistrazioni effettuate da Michele a casa, nello studio personale, e da me montate in momenti successivi.

I vari loops che formano lo strato polifonico entrano in gioco sovrapponendosi con una polifonia semplice e, spero, ben chiara nelle diverse funzioni dei loops.

Da queste stratificazioni prende corpo poco a poco quella bellezza timbrica tipica dei gruppi di fagotti di cui parlavo all'inizio.

Al culmine di 5 sovrapposizioni si passa ad una situazione più calma, basata su una successione accordale dilatata e ripetitiva. E' in questa “sezione” che ho introdotto l'uso di alcuni suoni campionati (flauti in bamboo) per arricchire il colore generale.

Una breve ripresa di alcuni loops già ascoltati in precedenza portano poi alla conclusione del pezzo.

Mi auguro quindi vivamente che l'ascolto di un gruppo di Fagotti sia piacevole come lo è per me, e che il lavoro musicale sia dagli ascoltatori apprezzato.

Danilo Zaffaroni



domenica 18 ottobre 2020

Alfred Goodmann Zwie Studien fur fagott Michele Colombo Bassoon



“Sono nato e vivo ancora” rispondeva a chi gli domandava di
parlare di lui.
Nato a Berlino nel 1920, figlio di un musicologo e di una
cantante Alfred Guttman assisteva annoiato alla cerimonia del tè delle cinque,
dove i suoi genitori versavano, in tazze sofisticate, discorsi eleganti.
 A 11 anni, accompagnato dallo zio
Helmut, grande giocatore di scacchi, fece il suo ingresso al “Romanisches
Café”, noto bar degli artisti berlinesi.
Assistette alla vittoria dello zio contro Emanuel Lasker
campione del mondo di scacchi per ventisette anni, e dove, circondato da grandi
artisti, si bevve la noia del tè delle cinque in solo sorso.
Cominciò a comporre a 15 anni, successi che il padre
ascoltava con orrore, ma ciò non lo fermerà ad iscriverlo al conservatorio di
Berlino.
Il fiato non gli bastava per suonare il clarinetto e il
sassofono, due strumenti che amava, studia allora il pianoforte ed incontra
l’insegnante di arrangiamento che avrebbe plasmato il suo lavoro artistico,
Sigmund Pertruschka. Perseguitata dai nazisti la famiglia ebrea Guttman fu
costretta ad organizzare una fuga in California da parenti lontani.
Prima di raggiungere la California Alfred scappò, con due
valigie piene di dischi, a Londra dove ricevette l’incarico di arrangiatore per
l’orchestra d’intrattenimento della BBC, lavorando con lo pseudonimo di Fred
Manfeld. A guerra iniziata salpò nottetempo per il Nuovo Mondo e dopo
un’avventurosa attraversata raggiunse i suoi genitori a New York.
Dopo otto giorni chiede la naturalizzazione e si iscrive al
sindacato.
Salito in sella al cavallo americano inizia a cavalcare
senza posa per sopravvivere con la musica.
Suona il pianoforte ovunque lo chiamassero, alle feste, ai
matrimoni, nei club.
Quando l’America entra in guerra, lo fanno scendere da
cavallo, gli tolgono il pianoforte e lo arruolano nell’esercito, diventando
così automaticamente cittadino americano e il suo cognome divenne Goodman.
Dopo aver suonato la percussione nella compagnia musicale
“Divisione morale” ed aver arrangiato numerosi brani per big band, nel Natale
del 1943 ricevette il dono del rilascio dall’esercito per motivi di salute.
Entra a far parte della band di Benny Goodman per la quale
scrive anche arrangiamenti.
All’inizio degli anni cinquanta la recessione colpisce anche
le big band e Alfred decide di cambiare rotta, si iscrive alla Columbia
University e nel 1952 consegue la laurea in Master of Arts.
Plasmato ma non influenzato in modo creativo da Arnold
Schonberg ha subito l’influenza di Kurt Weill, studente di Busoni, che Goodmann
idolatrava.
Per conto del Comitato Olimpico Nazionale, ha
riorganizzato l'inno olimpico e ha scritto la musica ufficiale per le gare
delle ginnaste.
Nel 1971 fu assunto come docente di musica
seria al Bayerischer Rundfunk
 e
ed è in quel periodo, 1974, che nascono i Zwie Studien per fagotto.
Scende da cavallo nel 1999, dopo aver cercato di inseguire
il suo sogno di compositore di musica cinematografica di Hollywood.