venerdì 28 settembre 2012

RE ARTU' NON SUONA PIU'

A quell’adunata Lancillotto arrivò a cavallo di un drago.
La gioia di volare lo ricompensava di tutti gli sforzi fatti per addomesticare quel drago a suon di fagotto. Aveva imparato da Mago Merlino a suonare il fagotto e dopo anni e anni di studio, di ricerca, di sacrifici era riuscito ad addomesticare Artamihr, il drago a due teste.
Era dai tempi del povero Fantagotto, il fantasma nel fagotto, che si sapeva che i draghi non rimanevano insensibili al suono dolce del fagotto, ma solo Mago Merlino , grazie ai suoi studi, era riuscito ad addomesticarli.
Ed  ora ecco Lancillotto, suo unico allievo, arrivare planando davanti a un tramonto infuocato e con  tre colpi d’ala atterrare alle porte del castello, mentre dalla finestra Re Artù osservava invidioso.
Al termine della convocazione con i Cavalieri della Tavola Rotonda, il re chiamò a se Lancillotto.
“Come fai?” chiese senza preamboli “Come diavolo hai fatto ad addomesticare un drago?”
“Con il Fagotto” rispose sorridendo Lancillotto
“Che razza di marchingenio è mai questo fagotto?”
“E’ uno strumento musicale”
“Io suono la viella, può andar bene anche quella?”
“Con la viella s’incanta la damigella” recitò Lancillotto
Re Artù vi rimase un poco male nel venir considerato una specie di menestrello e prima di congedare il suo cavaliere gli ordinò d’insegnargli a suonare il fagotto.
Le lezioni ebbero inizio il giorno dopo e Lancillotto iniziò spiegando al re i segreti della respirazione e come trasformare l’aria in suono.
Gli insegnamenti continuarono giorno dopo giorno, re Artù imparò a modificare le canne di bambù del fosso del suo castello in ance: piccoli aggeggi capaci di far vibrare l’aria come il gracidare delle rane, che il fagotto poi cambia in suono.
Imparò a ritoccare quel suono, dapprima attraverso antiche posizioni delle dita tramandate da decenni, per poi passare a fasi ben più difficili, come quella di tentare di far entrare in quei suoni le vibrazioni del suo cuore.
Lancillotto usò due metodi trovati nel laboratorio di Mago Merlino, il primo s’intitolava:
FACILOTTO metodo facile per fagotto, subito seguito dal secondo metodo:
CAGOTTO la difficoltà di suonare il fagotto.
Passarono i mesi e nonostante Artù si applicasse con grande determinazione i risultati tardavano a farsi sentire.
C’era qualcosa che il re non riusciva a capire, o meglio, a fare.
“Vi sono cose” spiegava Lancillotto” che non vanno comprese con la testa, ma con il cuore”
E qui il re ci sbatteva la testa perché, per quanto si sforzasse, quella cosa del cuore non riusciva proprio a farla passare se non con la testa, dove s’impigliava nella sua corona di re.
“Dovresti rinunciare alla corona” insegnò il maestro Lancillotto.
Fu così che re Artù smise di suonare il fagotto dopo tanto sacrificio e dedizione, accontentandosi di suonare la viella ma con la corona in testa, mentre fuori dalla finestra osservava Lancillotto sfrecciare nel cielo sul suo drago; come un Re.

Ma la notte arrivava e il re appoggiava la testa sul cuscino aspettando il suo sogno:
suonare il fagotto e volare a cavallo di un drago come un cavaliere.

Ancia di re Artù

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