venerdì 5 aprile 2013


Misteri, Cavoli e Folletti

Era una bella cicogna bianca, dalle forme eleganti ed il piumaggio morbido e abbondante.
Abitava in cima al campanile di una piccola chiesa in un paesino di campagna dove i bambini giocano fino a sera nei campi e sugli alberi.




Un giorno, mentre stava volando maestosamente in cerca di qualche insetto, vide che i soliti cinque bambini che giocavano nei prati la stavano indicando discutendo animatamente.
“Ecco la cicogna!”gridò Ugo con la faccia sporca di terra
 “Chissà se è lei che ci ha portato qui dai nostri genitori?”
“Perché?”  chiese ignaro Carletto
“Come, non sai che i bambini li porta la cicogna?” spiegò con aria sapiente Oronzo .
“Ma non nascono sotto i cavoli?” replicò un poco confuso Martino con i pantaloncini corti e le ginocchia spelate.
“Solo gli imbranati”
“A chi imbranato? Ritira quello che hai detto!”e giù per terra ad azzuffarsi finché Ernesto non li divise spiegando come stavano effettivamente le cose
“E’ così che funziona: i  bambini nascono sotto i cavoli e la cicogna li va a prendere e li porta ai genitori”
“E i genitori li sceglie lei?”
“No, sono i genitori che chiedono di avere un figlio “
“E come fanno?”
“La moglie deve mangiare tanto, tanto finché la pancia gli si gonfia come se avesse ingoiato un pallone.”
“A ecco dov’è finito il mio pallone? l’ho cercato per un giorno interno!” disse soddisfatto Robertino
“A questo punto la cicogna capisce che deve portare un bambino” concluse Ernesto senza prestare attenzione a Robertino
“Ma perché non glielo dice direttamente?”
“Senti caro, le regole non le mica fatte io!”
“Si, ma come decide se portare un maschio o una femmina?”
Ernesto, che teneva la lezione, ci pensò un attimo e poi alzò le spalle dicendo
“Questi sono i misteri della vita” e in quel preciso momento pensò che avrebbe potuto benissimo sostituire il maestro di scuola se ce ne fosse stato bisogno.
“E alle cicogne chi porta i bambini?”
“Loro fanno le uova!”
“Comodo! ma devono aspettare la Pasqua?”
“Ma cosa dici! le tue galline fanno le uova solo a Pasqua?”
“No, ma che c’entra mica sono cicogne”
Ma nessuno ormai dava più retta a Robertino perché avevano iniziato a giocare a prendersi.
“Giochiamo alla guerra” propose Oronzo
“Ma siamo dispari e vince sempre chi è di più”
“Sapete che facciamo?” sorrise Ugo fiero della sua idea
“Chiediamo alla cicogna di portarci un bambino, così saremo finalmente in sei e non dovremo più litigare per divider le squadre”
“Ma se non c’è nemmeno una bambina a chi faremo mangiare il pallone?”
“Beffiamo” disse Ernesto
“Io non ho sete, non voglio befe” rispose Oronzo
“Oronzo sei proprio uno stronzo, beffiamo vuol dire che facciamo credere una cosa che in realtà non c’è. L’idea è questa: uno di noi si travestirà da donna”
“Io no, poi a me non piacciono i palloni” chiarì subito Robertino
“Ma smettila! che mangi di tutto anche le caccole del naso” gli rispose Ugo
“e con un pallone sotto la maglietta passeggerà per la campagna con un altro di noi che farà il marito”
“Io no” si fece avanti Carletto “ Sono troppo piccolo per iniziare a lavorare”
“Carletto è per finta!”
Grattandosi il naso Carletto rispose “si ma poi chissà? magari funziona e poi mi tocca lavorare”.
Il sole era sceso sino al tetto della cascina e iniziava a colorare il cielo per l’ultimo spettacolo di quel giorno d’estate. Per i bambini era arrivata l’ora di tornare a casa a lavarsi le ginocchia sporche di terra mentre la cicogna, dal campanile, osservava il tramonto in silenzio, serena come una nuvola bianca.

Il giorno dopo i bambini si ritrovarono al prato pronti per la commedia.
Martino con le foglie di pannocchia in testa e un pallone sotto la maglietta e Oronzo con la pipa del nonno in bocca e un mazzo d’erba secca tenuto stretto tra il naso il labbro.
“Ma che faccia hai?” gli chiese Carletto appena vide Oronzo
“Non può parlare se no gli cadono i baffi e la pipa”
“Speriamo che la cicogna non si metta a puntualizzare perché uno così nemmeno la strega dei calli lo sposerebbe”
“Dovete darvi la mano”
“Ma sei matto?” rispose Martino
“Mica vi ho detto di baciarvi!” e così, mano nella mano i due sposini iniziarono il loro viaggio di nozze nel prato sotto il campanile, mentre gli altri appostati dietro i cespugli osservavano ogni movimento della cicogna.
Avanti e indietro per il prato, avanti e indietro...
“Ma dai!” osservò Carletto da dietro il cespuglio “sembra che hanno perso qualcosa!”
“La cicogna non ci crederà mai e se ci crede chissà che razza di bambino ci porta: coi capelli di pannocchia e una faccia da mal di pancia”
“Da stronzo, come quella di Oronzo” e giù a ridere
La cicogna si alzò in volo e se ne andò.
“Avete rovinato tutto” sbottò Oronzo perdendo i baffi d’erba che ormai gli parevano di ferro da tanta fatica aveva fatto nel tenerli al loro posto.
“Ma siete scemi!” continuò Martino partorendo il pallone senza dolore
e gli altri a ridere e poi un calcio alla palla e via! a giocare!

Il giorno dopo Ugo ebbe un’altra idea “Se la cicogna non ci porta un bambino andiamo noi a prenderlo”
“Ma dove?”
“Sotto i cavoli no! è li che li va a prendere la cicogna vero Ernesto?”
”Certo, ma di notte”

L’appuntamento era a notte fonda sotto il fienile.
Arrivarono con le lanterne e le candele...
”Ma cosa pensi di fare con quel fiammifero!”
“non ho trovato niente altro a casa che facesse luce” spiegò Oronzo.
“Va bene ragazzi” disse Carletto “ possiamo lasciare qui le nostre lanterne, tanto c’è il fiammifero di Oronzo”
“Io sarò uno stronzo ma tu sei una merda intera”
“Ma scherzavo!”
“Piantatela e silenzio. Andiamo”
E la piccola processione s’incamminò, sotto un cielo stellato con le lanterne fra le mani, verso l’orto del signor Rossi.
“Ma cavolo!” disse Robertino quando furono nell’orto “ Voi sapete come sono i cavoli?”
“Quelli con sotto i bambini” rispose deciso Ugo... e allora giù ad abbassar le lanterne, a cercar bambini, a cercar cavoli, a capire una volta per tutte come funziona questa storia dei bambini.
“Trovato!” gridò piano Ernesto
“Adesso puoi accendere il fiammifero Oronzo” disse Carletto  
“Venite! in fretta!” continuava a gridare piano Ernesto e in ginocchio, con le lanterne in mano, osservarono imbambolati il bambino sotto il cavolo.
“Ma è vecchio!” osservò Martino
“Certo che sono vecchio” rispose il bambino sotto il cavolo
“Ho centotrent’anni”
“Poverino, nessuno è ancora venuto a prenderti?”
“Ma quale poverino io sono un folletto. E ricco per giunta!”
“Noi stiamo cercando un neonato”
“Qui di neonati non ce ne sono” rispose il folletto
“Ma non nascono sotto i cavoli?” chiese deluso Ugo
“Certo che no!”
“E la cicogna? dove va a prenderli allora?” volle sapere Robertino
“Chiedetelo a lei”
“E già, che stupidi” sospirò Carletto.
Ripresero le lanterne se ne tornarono a casa sotto lo sguardo di mille stelle e di cento lucciole che volavano sopra l’orto, come stelle.

Il mattino dopo la prima cosa che fecero fu quella di andare sotto il campanile per parlare con la cicogna.
“Cicogna! Cico!” chiamò Martino
“Cico!? ma chi è? tua sorella!” disse Carletto “Cico la chiama! questa ci cica addosso!”
“Cicogna!” iniziarono a chiamare tutti insieme e finalmente la cicogna si posò ai loro piedi
“Sei tu che porti i bambini?” chiese senza preamboli Ernesto
“Si perché noi ne vorremmo uno” s’intromise Robertino “sai è per giocare, siamo dispari”
“Certo sono io che porto i bambini, ma solo nelle favole” e senza aspettare altro volò via




“E adesso siamo punto e a capo” concluse Ernesto e in silenzio s’incamminarono verso la loro capanna.
Erano da poco entrati quando Oronzo parlò
“Ma ieri notte eravamo davanti a un folletto?” e tutti annuirono in silenzio
“E oggi abbiamo appena parlato con una cicogna?”
“Si perché tu dov’eri? a cercare il fiammifero?” rispose Carletto
“Scusa Carletto, fammi finire. Se tutto ciò che abbiamo visto è vero allora questa è una favola e se è una favola allora la cicogna ce lo può portare un bambino”.

Quando uscirono dalla capanna ad aspettarli vi era un nuovo compagno di giochi che accolsero con gioia e che chiamarono Cico.
E via! tutti a giocare nel prato, felici di vivere una vita favolosa!


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