martedì 11 agosto 2015

LA SCALA




Era una calda giornata d’estate e i gatti oziavano all’ombra.
Saltino, il gatto nero, mentre osservava gli uccellini che tra un volo e l’altro riposavano sui rami, cominciò ad avere fame.
“Potrei mangiarne uno” pensò e con un salto si arrampicò sull’albero.
Nel vederlo salire tutti gli uccelli volarono via lasciandolo solo ed affamato.
Tutti tranne uno. Se ne stava in cima all’albero sul ramo più lontano.
Era sicuro che fin lassù il gatto non avrebbe potuto arrivare e se ne stava tranquillo a riposare.
Saltino lo vide e lentamente iniziò l’avvicinamento.
Salì con molta attenzione e raggiunse la cima dell’albero.
“Ed ora buon appetito” pensò mentre spiccava il salto verso l’ultimo ramo.
L’uccello dovette ricredersi e spiccò il volo mente Saltino si aggrappava al ramo vuoto oscillando pericolosamente.
Iniziò a miagolare disperatamente, non era più capace di risalire sul ramo che si piegava e dondolava infastidito da quel gatto così pesante.
Fu proprio in quel momento che Tino passava da quelle parti.
Sentì subito il miagolio di aiuto del gatto e corse sotto l’albero.
Prese il suo fagottino e fece una scala, una lunga scala di due ottave. Una scala di Do.
La scala, ben eseguita, raggiunse il gatto.
Saltino vi saltò sopra e discese velocemente.
“Grazie!” disse a Tino appena toccò terra.
“E’ stato un piacere!” rispose sorridendo Tino chiudendo la scala di Do nel silenzio.
“Do è sempre così  generoso” continuò” -ti do una mano- mi ha detto vedendo che eri in difficoltà e così ho fatto la sua scala!” e messo il fagottino in spalla e l’ancia in bocca proseguì per la sua strada verso nuove avventure.


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