domenica 4 marzo 2018

LA BANDA NEL PALLONE




ogni riferimento a persone o fatti è puramente casuale, così com’è casuale la scelta della squadra

Erano quattro amici, quattro perdigiorno, quattro calciatori in cerca di sassi da prendere a pedate.
Finita la scuola si ritrovavano in piazza della chiesa, fra il bar e l’oratorio, e come cani randagi iniziavano a vagare per le vie del paese senza una meta. Ogni pretesto era buono per tirare due parolacce e prendevano al volo ogni mosca di idea malsana che gli girava per la testa.
Formavano una banda, piccola ma tosta pensavano loro.
Si erano dati il nome de “I ratti miagolanti” perché erano come topi che strisciano contro i muri e come gatti che miagolano affamati.
Loro avevano fame di calcio.
Non del calcio che si trova nel latte, ma di quello che si trova allo stadio.
Quando don Mario gli chiese perché non andavano a messa, risposero che loro credevano nel Milan e il loro dio era al campo sportivo a palleggiare con Ronaldo.
Parlavano di pallone praticamente tutto il giorno, come se fosse l’unica cosa davvero importante su cui discutere. Ma il rigore della loro vita dovevano ancora tirarlo e anche se non lo sapevano, avevano una paura folle di non essere capaci di fare goal.
Forse credevano che, a furia di parlare di calcio, al momento buono sarebbe arrivato un Cutrone o un Borini a tirare il loro rigore.

Traversone, Autogoal, Anticipo e Catenaccio erano i loro soprannomi.
Una banda di sbandati, quattro puntini scuri tra gli striscioni di “Forza Milan” del Meazza.
Un giorno, mentre si scaldavano ricordando il fallo di Chiellini ai danni di Abate e sgranavano un rosario di bestemmie all’arbitro, passò davanti a loro una ragazzina sorridente con una borsa nera in mano.
Se ne andava per la sua strada con l’aria di chi si va a divertire e non vede l’ora di arrivare.
“I ratti miagolanti” smisero per un attimo di maledire l’arbitro e guardarono la ragazza come da dietro le transenne della curva nord. Ma la rimessa in gioco fu immediata e ripresero la loro vita di corsa dietro a un pallone che non era nemmeno il loro.

“Andiamo a struscio in corso” propose Anticipo
“Ma cosa ci andiamo a fare?” chiese Catenaccio
“Ci facciamo un panino da McDonald’s “ propose Traversone
“E’ chiuso oggi”
“Mannaggia” esclamò Traversone che non ci beccava mai
“Stiamo in centrocampo” disse Autogoal “ prima o poi qualcuno passa”
E si sedettero sul muretto come dei giocatori di riserva che aspettano di entrare in campo.
Erano li che fischiavano falli di fuori gioco aspettando il derby di domenica, quando videro nuovamente la ragazzina con la borsa nera e un sorriso contento. Ci rimasero un po’ male perché assieme a lei vi era un ragazzino, anche lui con una borsa nera.
Saltarono giù dal muretto e scesero in campo.
Cominciarono a seguirli come dietro a un pallone finché non li videro entrare in un portone.
Si avvicinarono alla casa e su una targa di fianco al portone lessero “Corpo bandistico G. Puccini”
“Fanno parte anche loro di una banda” disse Anticipo
“Ma Puccini in che squadra gioca?” chiese Catenaccio
“Nel Faenza” rispose Travesone
“Ma Luca Puccini” chiarì Autogoal “ questo è G. Puccini”
“Gianluca” fece sfoggio di cultura Anticipo
Erano li che cercavano di capire in che squadra giocasse questo G. Puccini, quando sentirono dei suoni arrivare dalla finestra. Era una musica allegra.
“Sembra il coro da stadio “tornerete, tornerete, tornerete in serie B” disse Traversone
Poi a uno strumento se ne aggiunse un altro e la musica divenne ancora più interessante
“Va beh” disse con uno strano imbarazzo Catenaccio “ andiamo va, che mi è venuta fame”
“Ma Mc è chiuso” ricordò Autogoal
“Vorrà dire che aspetteremo”
“Ma apre domani”
“Aspetteremo domani” concluse Catenaccio e se ne andarono dando calci ai sassi, mentre dalla finestra usciva una musica maledettamente interessante.


“Abbiamo fatto una gran partita ieri” esordì Autogoal appena la banda si fu riunita in piazza
“Si, ma se quel cornuto di un arbitro ci avesse dato il rigore avremmo vinto” e avanti a parlare, parlare del mondo, del mondo del calcio, scordandosi che a giocare non erano loro. Dire “abbiamo fatto” a lungo andare può confondere ed infatti la banda de “I ratti miagolanti” era confusa. Parlando così tanto e a lungo di calcio si erano ammalati. Gli era venuto il tifo e un sintomo del tifo è proprio la confusione.
Si erano immedesimati così tanto con la loro squadra che gli avevano dato un posto nel cuore, lasciando fuori un sacco di gente, tanto per cominciare tutti quelli che non erano del Milan.
Quando incontravano qualcuno la prima cosa che gli chiedevano era “ A che squadra tieni?”
Se era del Milan tutto ok, se era della Juve veniva subito messo oltre la linea di confine pronto per essere attaccato, se era di un’altra squadra tutto dipendeva a che punto era nella classifica rispetto alla loro squadra del cuore, se non teneva a nessuna squadra e non seguiva il calcio era considerato praticamente un poveraccio, una persona con la quale era meglio non aver tanto a che fare, uno con pochi argomenti interessanti di cui parlare. Una specie di marziano che non ha capito cosa si perde a lasciar perdere il calcio.
“I ratti miagolanti” loro si che erano dalla parte giusta e che solo qualcuno provasse a dire il contrario!
"Non siamo mica scemi noi!" e sputavano a terra affetti da eccessiva salivazione.


“Oggi non ho neppure voglia di camminare” disse Anticipo tirando fuori dalla tasca il cellulare con la custodia Rossonera ed iniziò a fissarne lo schermo come se guardasse al centro della vita stessa. Catenaccio vide passare la ragazzina con la borsa nera ed esclamò “Guarda chi si vede!” ma Anticipo non alzò nemmeno lo sguardo dal cellulare come se non vi fosse nulla di più importante di ciò che stava vedendo
“Che guardi?” chiese Autogoal
“Un video pazzesco! A più di un milione di visualizzazioni!”
“Fa vedere!” chiese interessato Autogoal
“Che figata!” commentò
Non poteva essere diversamente, se lo hanno visualizzato più di un milione di persone vuol dire che è stupendo, non saranno certo loro i più scemi a non coglierne la bellezza! Se lo fanno in tanti vuol dire che è giusto.
"Infatti gli stadi sono pieni! Guarda un po’!" 
“Ma quella ragazza deve proprio non aver nulla di meglio da fare” pensò ad alta voce Traversone e senza capire bene perché iniziarono a seguirla.
La videro entrare verso il solito portone e rimasero ad ascoltare la musica che usciva dalle finestre.
Quando, dopo un oretta, la ragazza uscì in compagnia di altri ragazzi, loro erano ancora li.
Li sentirono parlare di esercizi, di intonazione, di legature e fraseggi. Li videro ridere felici come se la loro squadra del cuore avesse fatto goal. Anzi, a dire il vero era un po’ diverso.
La loro non era una gioia esplosiva che durava qualche attimo, di quelle che ti fa saltare coi pugni chiusi, era una gioia più calma. Era una di quelle felicità lente, serene che ti rimangono addosso anche se nessuno a fatto goal.
Li sentirono parlare di sax, di tromba, di trombone e di tamburi e quando svoltarono l’angolo si sentirono stranamente soli, come in uno stadio vuoto.
“Ci si vede in giro” tagliò corto Catenaccio e se ne andò
Anticipo tirò fuori il suo cellulare e si mise a riguardare per la centesima volta il goal di Kalinic al sessantesimo minuto
“Cosa continui a guardarlo?” gli disse Traversone “ vuoi essere sicuro che ogni volta faccia goal?”
E ridendo si dispersero come gatti randagi.

“Avete sentito?” esordì Anticipo appena si furono sistemati sulle panchine della piazza
“Cosa?” chiese Autogoal
“Che arriverà una forte perturbazione da nord, è stata allertata anche la Protezione Civile”
“E cosa dobbiamo fare?”
“Prendere l’ombrello”
“Io non ce l’ho l’ombrello” disse Catenaccio
“Allora a te ci penserà la Protezione Civile”
“C’è un centro di raccolta per la distribuzione di ombrelli?” volle sapere
“Non lo so perché ho cambiato canale. Iniziava la partita e non volevo perdermi il calcio d’inizio”
Erano li che passavano il tempo quando videro un gruppetto di ragazzi attraversare la piazza . Portavano tutti, uno zainetto o una borsa come quella della ragazza della Banda di Puccini.
Ridevano e i quattro amici pensarono che di certo non tenevano al Milan perché ieri aveva perso.
“Saranno Juventini” dedusse Traversone
Li videro girare l’angolo della piazza e il tempo di una rimessa in gioco iniziarono a seguirli.
Sapevano già dove sarebbero andati a parare e giocarono d’anticipo prendendo una scorciatoia.
Si fecero trovare davanti al portone.
“Ciao” li salutò un ragazzo
Autogoal alzò la testa in segno di saluto mentre gli altri non risposero nemmeno con un cenno.
“Che ci fate qui?” chiese con un sorriso una ragazza
I quattro della banda de “I ratti miagolanti” si guardarono cercando una risposta
“Passavamo di qua e ci siamo fermati a leggere la targa” rispose infine Catenaccio
“Volete entrare?” propose la ragazza “ ci stiamo preparando per un concerto”
“No, abbiamo da fare” rispose Traversone
Anticipo entrò a gamba tesa dicendo
“Niente che non possiamo rimandare però”
Seguirono i ragazzi in sala prove e si sedettero in disparte ad osservare come dei giocatori nella panchina di riserva,
Li videro tirare fuori dalle custodie i loro strumenti
“Cos’è?” chiese Catenaccio ad un ragazzo
“Una tromba” rispose questo e si mise a suonare.
La tromba brillava alla luce che entrava dalla finestra e a Catenaccio sembrò di assistere a una visione.
Poi arrivò un altro ragazzo che teneva in mano un strumento lunghissimo, che si allungava e accorciava come una pompa.
“E’ un trombone” spiegò il ragazzo ad Anticipo nel vederlo con uno sguardo interrogativo
“Certo” rispose Anticipo facendo finta di conoscerlo.
“Ma come diavolo fa a suonarlo?” pensò, appena il trombonista sparò dei suoni così bassi che parevano arrivare da un mondo sotterraneo.
La famosa ragazza con la borsa nera fece il suo ingresso in sala prove e la banda de “I ratti miagolanti” si voltò all’unisono. La videro aprire la custodia ed estrarne uno strumento dorato che pareva una grande pipa e quando vi soffiò dentro l’aria si riempi di nuvole di suoni.
“E’ un sassofono” spiegò loro un’altra ragazza che teneva in mano lo stesso strumento
“Bella!” rispose Catenaccio
“Bella?”
“Cioè, bella la musica che fa” rispose un poco imbarazzato.
Arrivò il maestro e chiesto silenzio diede il via alla banda.
I quattro ragazzi, seduti sulle gradinate di quello stadio musicale, rimasero ad ascoltare sino alla fine delle prove e una volta usciti andarono a farsi una birra al bar.
“Beh! A me è piaciuto!” disse Autogoal posando il boccale dopo la prima sorsata
“Roba da femminucce” ribatté Catenaccio
“Ha vinto qualcuno?! Hai capito chi era l’avversario?!” continuò “No, non fa per me” e tracannò in un fiato la sua birra.
“Se tu non vedi un pallone non sai cosa guardare” gli disse Anticipo “ e quel che è peggio è che se non segui un pallone non sai dove andare. Per quel che mi riguarda io settimana prossima ci vado ancora”
“Segui il girone allora?” disse Catenaccio “sei diventato un tifoso. Bravo Anticipo! Ho a casa un vuvuzela se vuoi te lo impresto” lo canzonò
“Anch’io vado” entrò a gamba tesa Autogoal
Catenaccio avrebbe tirato fuori il cartellino giallo se solo ne avesse avuto uno.
Si ammonizione, ammonizione a tutti!
Cos’era sta storia!
“Ci si vede in giro” salutò Autogoal e subito Anticipo lo seguì.
Rimasti soli, Catenaccio e Traversone ordinarono un’altra birra chiara
“E tu?” chiese a Catenaccio a Traversone “ anche tu vuoi unirti alla banda?”
“Ma io sono già unito alla banda de "I ratti miagolanti" rispose questi
“Cretino! alla banda dei Puccini” chiarì Catenaccio e dopo un attimo di silenzio il volto gli si illuminò
“E’ vero! Si tratterebbe solo di cambiare banda. Potremmo aggregarci. Cosa abbiamo da perdere”
“Eventualmente avremmo da guadagnare” disse Traversone “Anziché quattro saremmo in quaranta”


Fu così che alla prova del corpo bandistico “G. Puccini” arrivano i quattro de “I ratti miagolanti”
Si presentarono con un fischietto da arbitro, un vuvuzela, una tromba da stadio e un clacson a gas.
“Vorremmo unirci alla banda” disse Autogoal
“Ottimo! Siete i benvenuti” gli risposero
“Vedo che avete portato i vostri strumenti”
“Si” rispose Anticipo” questi sono gli strumenti della nostra banda”
“Purtroppo non abbiamo in organico i vostri strumenti” spiegò il direttore del corpo bandistico
“Ma se volete possiamo farvi provare i nostri strumenti, magari ve n’è qualcuno che vi piace”
“Va beh!” disse Catenaccio, mettendo il fischietto nel taschino ” proviamo questi strumenti”
Quel che successe dopo è leggenda.
Capita ancora di sentirla raccontare tra il primo e il secondo tempo di un concerto, sui pullman delle trasferte o al bar dopo il concerto.

I quattro amici perdigiorno , a caccia di sassi da prendere a pedate, la banda de “I ratti miagolanti” si era schierata al completo tra le file dalla banda del paese.
Catenaccio al clarinetto, Autogoal alla tromba, Travesone al trombone e Anticipo al sassofono.
Ben presto iniziarono a palleggiare note con maestria, a controllare passaggi tecnici e a lanciare suoni nella porta del cielo. Si allenavano con la maglia del Milan e tenevano i loro strumenti in borsoni da calciatore.
Avevano scoperto che uno strumento musicale era come una bacchetta magica, bastava saperla usare.
E a loro non mancò certo la determinazione necessaria per riuscire a far magie.
All’inizio Catenaccio cercò di far vincere il campionato al Milan con le sue magie da clarinettista, ma ben presto capì che vi erano sortilegi ben più importanti, come ad esempio incantare il pubblico che si radunava per sentirli suonare.
Scoprirono che mettersi in gioco era molto più soddisfacente che guardare gli altri giocare. Autogoal imparò a suonare come l’arcangelo Gabriele nel giorno dell’Apocalisse, Traversone tirava la coulisse del suo trombone come uno spadaccino, Anticipo jazzava con tanta di quella grinta che pareva “Sax in The City” e Catenaccio manovrava il clarinetto come un campione di Playstation.
Si ritrovarono nel giro di pochi anni nel girone di serie A delle bande, a fare il tifo per Mozart e ad aver bisogno di musica come un calciatore del suo pallone.

Si ritrovarono così a un Concorso Internazionale e quando finirono la strepitosa esibizione con la loro banda di scalmanati, l’ovazione del pubblico in piedi li travolse con un boato.
Nel fragore di quella tempesta di applausi si cercarono tra le file dei fiati sfiatati.
Si guardarono emozionati e tutti e quattro assieme alzarono il loro strumento come la coppa dei campioni.
Avevano fatto goal!!


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