martedì 23 agosto 2022

Vincenzo Menghini RACCONTO MUSICALE N.8 Michele Colombo Bassoon


Mimetizzato il muso fra il cespuglio di more, il giovane cerbiatto scrutava il prato che rotolava giù, sino al fiume. Era la prima volta che usciva da solo, la prima volta che avrebbe voluto essere una mora.

Il vento faceva le capriole sul prato, trascinando con sé l’odore acre della sua paura.

“Il vento non smette di giocare” pensò immobile dentro al cespuglio.

Rimase a imitare le more aspettando che l’aria frenasse la sua corsa e smettesse di fischiare divertita.

Aveva sete e il bicchiere pieno di paura.

Il fiume lontano gorgogliava invitante, ma il coraggio del cerbiatto non arrivava così distante.

Spazzato dal vento il pomeriggio volgeva al termine e le prime ombre della sera cominciavano ad allungare le orme degli alberi.

Il freddo iniziò ad avvolgerlo come un gelato ai frutti di bosco e prima che si sciogliesse in un lago di paura, rinunciò ad andare ad abbeverarsi al fiume.

Sulla via del ritorno, con la gola secca e il passo lento della delusione, incontrò una taccola che tornava da un giro oltre il fiume.

Nel vedere lo sconforto del cerbiatto si sentì in dovere di fermasi e gli chiese:

“Che ti è successo per essere così triste?”

“La paura mi incatena le zampe, mi toglie il piacere della libertà e mi secca la gola”

Rispose il cerbiatto intimorito da quell’uccello nero come un tassello della notte.

“La paura è l’arma che ti salverà, devi solo saperla usare” sventolò la taccola.

“Ma la paura mi fa paura”

“Prendila con dolcezza, accarezzala per calmarla e lasciala parlare”.

Un giravolta intorno al muso del cerbiatto e riprese:

“Ti indicherà le strade ai crocevia e ti  porterà lontano dove, stanca, si siederà a guardarti correre verso la vera felicità”

“La vera felicità?”

“Quella dove non hai più paura, perché hai rinunciato a te stesso”.

Un colpo d’ali e sparì nel buio della notte confondendosi con il nero, pieno di angoscia, o con il nulla, libero dalla paura.


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