giovedì 16 aprile 2020

MORENA LA MARMOTTA


Il suo fischio riecheggiava nel silenzio profumato della valle, che accoglieva il crepuscolo stanco al rientro dal giorno. Morena era una marmotta pacifica e serena come gli anemoni che punteggiavano i prati di sorrisi. Sul tetto d’erba della sua tana, osservava la sera distendersi sulle cime dei larici in sbuffi di nuvole e la contemplava meravigliata mentre si toglieva la collana di raggi di sole per posarla oltre le cime dei monti. Se ne stava immobile guardandola srotolare la sua fredda coperta dal letto del fiume e le fischiava dietro mentre, nuda, si coricava e chiudeva gli occhi al bacio della buonanotte.
La valle, cancellata dal buio, si trasformava in una distesa di suoni misteriosi.
I sutra del gufo, i richiami in codice degli uccelli notturni e gli ululati dei lupi ai confini di un altro mondo.
Morena allora allungava il fischio alle stelle che gli facevano l’occhiolino e la tranquillizzavano accarezzandola con il vento.
Sei troppo buona” le ripeteva la talpa ogni volta che si dividevano il pranzo.
Prima o poi arriverà un lupo che ti mangerà in un boccone” e se ne andava borbottando fra sé: “Povera marmotta, a esser buoni c’è solo da perdere”.
Ma Morena, ferma sui sassi delle sue buone intenzioni, lasciava che la canzonassero.
Passava le giornate seduta al banco della “Scuola della Vita” e studiava coscienziosamente ogni lezione. S’interrogava da sola e sdraiata nella sua tana meditava le risposte. L’aquila le girava intorno tracciando un cerchio nel cielo, scrutando quell’allieva indifesa. La volpe la spiava e i lupi aspettavano solo d’incontrarla, ma lei sembrava non curarsene.
Uscendo dalla tana portava con sé la letizia del suo buon cuore e la talpa, passandole accanto, scuoteva la testa cieca allo splendore.
Era una sera pesante, con le nubi basse e le rocce corrucciate in smorfie tenebrose.
Le stelle mancavano all’appello e il freddo occupava ogni pensiero che usciva dal suo rifugio. Morena, come al solito, era a sentinella del suo territorio, quando un ululato le fece voltare lo sguardo. Dall’altro mondo un lupo stava arrivando, con le fauci spalancate, correndo senza freni lungo la discesa della fame.
Morena sapeva che prima o poi sarebbe arrivata l’interrogazione al suo corso per la Vita. Si girò di scatto, liberò l’accettazione e si caricò di non rassegnazione.
Chiamò a raccolta la potenza imparata dal fiume, la calma, che vedeva distesa nelle ali dell’aquila, l’arguzia appresa dalla volpe e un pizzico d’incoscienza rubata allo sguardo della talpa. Come un tuono corse incontro al lupo fischiando come il vento in tempesta. Il lupo, colto di sorpresa, si spaventò e se la diede a gambe lontano da quella furia. Tornata la calma la luna sbirciò fra le nuvole scure e fu felice nel vedere la marmotta sorriderle, mentre il cuore riprendeva il battito calmo della gratitudine.





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